di Risentiamo ancora della profonda crisi che ha colpito i mercati mondiali e la ripresa dell'export non ha riguardato l'economia locale, la cui presenza sui mercati esteri è ancora abbastanza modesta. Il Catanese, comunque, può ancora contare su un tasso di mortalità delle imprese inferiore a quello delle altre province, una perdita occupazionale contenuta, un tessuto di aziende diversificato che, seppure con difficoltà, sta reggendo. Per rafforzare la presenza delle imprese catanesi sul mercato internazionale le azioni utili da intraprendere sono molteplici. Innanzitutto un'adeguata politica dei trasporti. Rafforzare il ricorso alle vie del mare per il trasporto delle merci è un'alternativa sostenibile, ma non sufficiente.
Purtroppo i programmi di investimento del governo e della stessa Ue rischiano di tagliarci fuori dai corridoi europei e questo non è accettabile per un territorio che sconta un divario infrastrutturale già pesante. Sul fronte delle risorse pubbliche atte a favorire l'internazionalizzazione, la mancanza di una regia unica dà ancora luogo a iniziative spot che producono risultati marginali. Infine, sarebbe necessaria più attenzione alle nuove opportunità offerte dalle reti d'impresa, uno strumento sul quale Confindustria Catania sta puntando molto, con l'apertura di uno sportello di supporto dedicato. Le imprese che si aggregano e collaborano, oltre a beneficiare degli sconti fiscali previsti dalla legge, possono presentarsi sui mercati esteri in modo più competitivo. Infine, occorre rinsaldare il legame tra industria e universo formativo. La sfida è di estendere alcune sinergie virtuose che si sono instaurate tra ateneo e grandi realtà industriali del territorio anche alle Pmi.
*Presidente di Confindustria Catania
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