La Cassazione francese blocca l'estradizione di Mukhtar Ablyazov, l'oligarca kazako, dissidente verso il governo del presidente Nazarbayev. Erano stati Russia e Ucraina i Paesi a richiedere l'estradizione di Ablyazov, che pure era stata accolta dalla Corte d'appello di Aix-en-Provence lo scorso 9 gennaio. Il caso ora passa in mano alla Corte d'appello di Lione. In attesa della decisione, i legali di Ablyazov chiederanno la scarcerazione del proprio assistito.
Ablyazov era stato arrestato lo scorso 31 luglio a Cannes: le accuse nei suoi confronti consistevano in frode e appropriazione indebita, nel periodo in cui era presidente dell'istituto kazako Bta Bank, nazionalizzato nel 2009 per evitarne il fallimento e con ramificazioni in Russia e Ucraina. I suoi accusatori parlano di 5 miliardi di dollari sottratti e di essersi costruito uno «status di vittima», assumendo il ruolo dell'uomo politico d'opposizione, solo per sfuggire alla legge. Per i sostenitori di Ablyazov, invece, le accuse sono un'invenzione del presidente kazako per sconfiggere il proprio rivale. Nei mesi successivi la sua difesa aveva presentato due domande di scarcerazione, entrambe respinte. Peter Sahlas, legale di Ablyazov, ha commentato così il verdetto: «Abbiamo un nuovo inizio», mentre Antonin Levy, legale di Bta, ha affermato che la decisione di oggi è procedurale: «Dopo la giustizia britannica, adesso tocca a quella francese riconoscere la massiccia frode commessa da Ablyazov nei confronti della banca».
La vicenda di Ablyazov è nota in Italia per il caso della moglie Alma Shalabayeva, che, insieme alla figlioletta, fu fermata a Roma dalle autorità italiane e consegnata a quelle kazake. In seguito l'espulsione fu ritirata da Roma e alla fine dello scorso anno la donna tornò in Italia.