Poco più di settantamilaquattrocento dollari. È la somma che percepiranno, a testa, settantuno ex prigionieri del carcere iracheno di Abu Ghraib, a titolo di risarcimento per le torture subite. A pagare - complessivamente 5 milioni di dollari - è la filiale di un'azienda a cui il governo americano aveva dato in appalto la gestione della prigione, l’americana Engility Holdings per conto della L-3 Services (quest’ultima ha fornito traduttori all’esercito americano dopo la guerra in Iraq).
È la prima volta che gli avvocati degli ex prigionieri iracheni ottengono un risarcimento dagli appaltatori della Difesa Usa nei processi relativi alle torture subite. Uno dei legali, Baher Azmy, ha detto che ciascuno dei prigionieri ha ricevuto una parte della liquidazione per aver sofferto "vaste e feroci torture e abusi". Il fatto che alcuni soldati siano stati già sottoposti a processo (corte marziale), non fa venir meno le responsabilità di quei privati che, per conto del governo americano, lavoravano e torturavano i prigionieri ad Abu Ghraib.
Lo scandalo di Abu Ghraib
Le umiliazioni e le torture attuate nella prigione irachena, situata a 32 km a ovest da Baghdad, emerse alla fine del 2004. Fu un programma tv americano, 60Minutes, a mostrare le prime immagini in cui si vedevano i soldati Usa (poi anche quelli britannici) intenti a torturare i prigionieri.
Immediato fu il tam-tam sui giornali di tutto il mondo, con la Croce rossa internazionale che accusò gli americani di essere al corrente dei fattacci sin dal 2003. La Casa Bianca, attraverso il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, dovette scusarsi (leggi l'articolo), dicendo che un gruppo di mele marce aveva disonorato il Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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