Un incubo finito per fortuna in 24 ore. Doveva essere una serata spensierata, immersi nella bucolica vita notturna di Bangkok, per gli italiani Danilo De Vito e Antonio Di Muro, amici laziali appena arrivati in Thailandia. Si è trasformata invece in un'odissea: i due prigionieri di un gruppo di poliziotti improvvisatisi sequestratori a scopo di estorsione. Per fortuna anche maldestri, tanto da mettersi in fuga prima del blitz della polizia thailandese che ha liberato i due italiani: sono in buone condizioni di salute e torneranno in patria nei prossimi giorni.
La disavventura di De Vito (un architetto di 51 anni nato a Terracina) e Di Muro (ingegnere romano, 62 anni) è iniziata lunedì 19 agosto. Stavano ritirando denaro da un bancomat nella zona di Nana, uno degli epicentri del divertimento. Ma sono stati fermati da tre uomini, di cui uno in divisa, e accusati di possedere una carta contraffatta. Dalle minacce si è passati al sequestro, prima verso un luogo non identificato, infine nella camera di un hotel. Il gruppo dei rapitori era composto da quattro agenti thailandesi - sergenti e tenenti - e un complice uzbeko che faceva da interprete. Per lasciar andare De Vito e Di Muro chiedevano 2 milioni di baht (47 mila euro), da mettere insieme in fretta, sotto le pistole puntate.
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