Ahmed, il baby soldato siriano con kalashnikov e sigaretta

Il kalashnikov che Ahmed imbraccia gli sta a fatica tra le piccole braccia. La sigaretta che si accende è troppo grande per le sue dita di bambino. Ahmed ha otto anni, è di Aleppo, città dove da mesi infuria uno dei capitoli più brutali della guerra civile siriana. In alcune foto e in un video choc del fotografo italo-americano Sebastiano Piccolomini il bambino compare armato tra i ribelli. Sono immagini che disturbano e descrivono con crudezza il lato più orrido di un conflitto.

Racconta Ahmed, seduto a braccia e gambe allargate su una sedia di plastica sporca, con il piglio di uno che vuole fare il grande, di aver perso in un attacco papà e mamma - «che Allah sia con lei» - e di aiutare i ribelli con munizioni e approvvigionamenti. Al mondo - scrive il Daily Telegaph - non gli resta che lo zio, come il padre un ribelle dell'Esercito libero siriano. Le scuole sono chiuse, non c'è altro che guerra, per questo si trova lì a dare una mano. Assieme allo zio, sul tetto di una casa, piegato dietro una balaustra, il piccolo soldato lancia una granata che esplode in strada. È forse l'immagine che infastidice di più.

Il fronte di Aleppo è brutale e disumano anche per un adulto, anche per un soldato: l'aviazione del regime bombarda città e dintorni, e il suono più costante è quello dei colpi di mortaio. «Ci sono tanti ragazzini come lui qui ad Aleppo», spiega nel video uno dei ribelli e secondo Human Rights Watch molti minori prendono parte nei combattimenti.

Un'inchiesta di novembre dell'organizzazione ha scoperto che ragazzini anche di 14 aiutano - volontariamente - i ribelli a spostare armi, occuparsi degli approvvigionamenti, fanno da staffette tra brigate, mentre in combattimento ci sono anche giovani di 16 anni.

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