Pechino Troppo smog e l'ambasciatore americano getta la spugna. Gary Locke, l'inviato di Barack Obama in Cina, ha annunciato le dimissioni: lascerà Pechino all'inizio del 2014, dopo appena due anni e mezzo di servizio, per far ritorno nella sua Seattle. Locke, il primo sino-americano a rappresentare gli Stati Uniti nel Paese dei suoi antenati, era arrivato in Cina nel 2011 ma sua moglie e i tre figli sono tornati già quest'anno in America.
Tra le ragioni della partenza anticipata ci sarebbe la preoccupazione per gli straordinari livelli di inquinamento nella capitale cinese: un'inquietudine analoga a quella che ha già indotto molti executive stranieri e diplomatici, specie se con famiglie e figli piccoli, ad andarsene da un Paese dove all'inizio di novembre una bimba di otto anni è morta di cancro ai polmoni. Va però ricordato che Locke è stato anche al centro di un caso delicato che ha riguardato un dissidente cinese.
Le dimissioni di Locke sono arrivate mentre a Varsavia gli esperti Onu sono di nuovo al capezzale del pianeta minacciato dai gas serra. Nell'annunciarle, l'ambasciatore ha addotto «motivi personali» e un portavoce della missione americana a Pechino si è limitato a dire che «la signora Locke e i suoi figli sono tornati a Seattle per finire il liceo nelle scuole di lì».
L'inquinamento a Pechino era stata una causa celebre di Locke e della sua ambasciata, che da anni pubblica aggiornamenti orari sulla qualità dell'aria nel Paese: un'iniziativa che di recente, anche grazie al pressing dell'opinione pubblica, ha costretto il governo cinese ad ammettere la gravità del problema nella Cina settentrionale.
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