Le immagini mandate in onda dalla televisione di Stato siriana mostrano le carcasse annerite delle automobili macchiate dal sangue, edifici sventrati dall'esplosione. Ieri, secondo quando riportato dai mass media siriani, 27 persone sono state uccise da due autobombe a Damasco. Una terza esplosione, nei pressi di un campo profughi palestinese, sarebbe avvenuta nelle stesse ore, ma in serata non era ancora certa la connessione tra gli eventi. Le deflagrazioni sono avvenute di prima mattina, in due zone diverse della capitale e hanno colpito obiettivi degli apparati di sicurezza del regime: il quartier generale della polizia criminale a Duwar Al Jamarek e un edificio dell'intelligence aeronautica nel quartiere di Al Qasaa. Nessuno ha rivendicato l'attentato, regime e opposizione si scambiano pesanti accuse. Si tratta della terza misteriosa esplosione da dicembre. La prima, sempre nella capitale, aveva colpito ancora una volta obiettivi legati agli apparati di sicurezza. Ad Aleppo, a febbraio, una bomba nei pressi di un compound dell'intelligence militare aveva ucciso 28 persone. In entrambi i casi, come ieri, il regime di Bashar El Assad aveva accusato gruppi terroristici, estremisti stranieri, gli stessi che secondo il governo sarebbero all'origine del dissenso cominciato nella primavera del 2011.
Intervistati dalla televisione di Stato sul luogo della strage di ieri, alcuni abitanti della capitale hanno accusato il Qatar e l'Arabia Saudita, e in generale i Paesi del Golfo, di armare terroristi contro il governo di Damasco. Dall'altra parte, i gruppi di opposizione hanno preso le distanze dall'azione. In seguito agli attentati di dicembre e febbraio, membri dei movimenti anti-regime hanno accusato il governo di aver messo in scena gli atti terroristici per screditare le opposizioni. Ai microfoni di Al Jazeera, Elias Hanna, professore dell'Università americana di Beirut ha spiegato come sia incredibilmente difficile portare a termine un attacco come quello di ieri in zone altamente controllate della capitale. «Occorrono know how, logistica», e «sicurezza operativa», ha detto. Anche in dicembre, l'attacco terroristico era avvenuto in uno dei quartieri della capitale sotto maggior sorveglianza dalle forze del regime. In seguito a quell'azione, alti funzionari dell'intelligence americana avevano parlato della possibilità che Al Qaida in Irak possa essere all'origine delle esplosioni, aumentando così le preoccupazioni di infiltrazioni da parte di gruppi terroristici. A febbraio, Ayman Zawahiri, leader di Al Qaida, in un video aveva chiesto ai musulmani di sostenere la rivolta siriana e la caduta di Assad.
Tra le accuse incrociate di regime e opposizione, le violenze in Siria sono andate avanti anche ieri. Secondo uno dei gruppi di opposizione, i Local Coordination Committees, i morti nel Paese soltanto ieri sarebbero 16.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.