
Tel AvivIl premier israeliano Benjamin Netanyahu ieri mattina ha parlato di Siria e lo ha fatto con parole che suggeriscono la possibilità di altri raid aerei sul paese vicino. Davanti al suo governo, Netahyahu ha detto che Israele «agisce» per prevenire il passaggio di armi sulla Siria al suo alleato libanese, le milizie sciite di Hezbollah, e ha chiarito che Israele è pronto a «ogni scenario» del conflitto siriano. Soltanto la settimana scorsa, il premier ha incontrato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin per fare pressioni e bloccare una fornitura a Damasco di sofisticati missili per la difesa anti-aerea che, secondo gli esperti, se finissero nei depositi siriani renderebbero più difficile un'eventuale intervento internazionale o l'imposizione di una no-fly zone.
Le dichiarazioni del primo ministro - pronunciate due settimane dopo tre attacchi aerei israeliani su obiettivi militari in Siria - arrivano in risposta a indiscrezioni pubblicate dal Sunday Times. Per il giornale britannico, Damasco avrebbe pronti missili terra-terra Tishreen, di fabbricazione siriana, e l'esercito avrebbe l'ordine di lanciarli in direzione di Tel Aviv in caso di nuovi attacchi israeliani.
In una rara intervista al quotidiano argentino Clarin, il raìs siriano Bashar El Assad ha accusato Israele di appoggiare i ribelli, garantendo loro sostegno logistico. Ieri, Benjamin Netanyahu ha smentito un'indiscrezione del Times. Il quotidiano britannico ha citato venerdì le parole di un ufficiale dell'intelligence israeliano, anonimo, secondo il quale per Israele sarebbe meglio una permanenza la potere di Assad in Siria piuttosto che l'ascesa di gruppi ribelli islamisti. Per il premier, la posizione ufficiale del governo israeliano sarebbe differente.
Sul terreno, l'esercito di Damasco - con l'aiuto di Hezbollah - sta conquistando posizioni.