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Bolivia, giornalista bruciato vivo Ora rischia la vita

In radio ha più volte denunciato la corruzione degli uffici doganali tra Bolivia e Argentina

Bolivia, giornalista bruciato vivo Ora rischia la vita

Bruciato vivo perché giornalista, aggredito e cosparso di benzina per farlo tacere. Fernando Vidal, è direttore di Radio Popular nella città meridionale di Yacuiba, in Bolivia. Giornalista da quando aveva 18 anni. Punito solo perché non ha mai avuto paura di esprimere il suo pensiero, le sue opinioni, anche quelle più scomode che possono far storcere il naso a qualcuno. Lui che si è sempre distinto per essere un giornalista-attivista.

Vidal ha spesso usato la sua trasmissione radiofonica per denunciare il contrabbando tra Bolivia e Argentina e la corruzione degli uffici doganali, presenti sul confine tra i due Paesi. È sempre stata una voce fuori dal coro la sua, un personaggio scomodo, che fa paura, non perché violento ma perché coraggioso, troppo.

Durante la sua trasmissione quattro malviventi a volto coperto ( l'oppressione, si sa è molto meno coraggiosa della libertà) hanno fatto irruzione nella sala di registrazione e hanno aggredito il giornalista e il suo staff. Vidal è stato trattenuto a forza e cosparso di benzina. Ora è ricoverato in ospedale in gravissime condizioni, come riporta il quotidiano El Pais "è in terapia intensiva con ustioni di terzo grado sulla testa, sul petto, allo stomaco, alle braccia". Rischia la vita per aver difeso il diritto di parola. Durante l'attacco è rimasta ferita anche il suo assistente tecnico, Karen Anza.

Dal racconto dei testimoni, gli aggressori avrebbero anche usato delle bombe molotov, con la chiara intenzione di uccidere Vidal e distruggere la radio, il simbolo della libertà di espressione. La polizia avrebbe già fermato alcuni sospettati forse riconducibili al traffico di droga.

Il ministro della comunicazione del governo Morales, ha proclamato il totale sostegno della "libertà di espressione, come dimostra il lavoro quotidiano di vari media di comunicazione che, anche se spesso sorpassano i limiti del giornalismo equilibrato, persino con false informazioni, continuano a lavorare".

Insomma, sembra quasi che la libertà di parola sia più un privilegio che un diritto.

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