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Carta bianca a Putin per il blitz in Ucraina. Kiev: pronti alla guerra

Il leader del Cremlino ignora i moniti occidentali e avverte gli Usa: "Difenderemo i nostri interessi". LIVE - DIARIO DALL'UCRAINA

Carta bianca a Putin per il blitz in Ucraina. Kiev: pronti alla guerra

Questo articolo è multimediale: le parti in blu fanno riferimento a video e foto esclusivi

Simferopoli (Crimea) - Il soldato con il volto coperto e l'elmetto è disteso a terra per puntare la mitragliatrice pesante. Alle spalle l'ingresso del parlamento della Crimea presidiato da ieri mattina da decine di militari in mimetica verde senza mostrine, come il palazzo del governo, dove sono spuntate le prime armi anticarro.

L'invasione russa in «incognito» è già cominciata. «Ci difendono dai fascisti di Kiev» è la parola d'ordine dei filo Mosca nella capitale della Crimea, ma con i militari non si può parlare. Anche senza insegne sembra proprio che i reparti ben addestrati, che nelle ultime 48 ore hanno preso posizione nei punti strategici della penisola, siano russi. L'avanguardia di un'invasione. A Mosca, lo zar del Cremlino, Vladimir Putin, ha ottenuto l'autorizzazione del Senato e l'invito della Duma di inviare truppe in Crimea «per normalizzare la situazione». E fa sapere al mondo dopo una telefonata con il presidente Usa Barack Obama: «Proteggeremo i nostri interessi». Colloqui ci sono stati anche con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.

Secondo il ministero della Difesa ucraino sono già arrivati nella penisola seimila uomini e una trentina di blindati, ma già prima c'erano almeno 1.100 fanti di marina e altre unità di pronto intervento.

Sul palazzo del governo della Crimea sventola la bandiera russa. L'ingresso è piantonato dai soldati in mimetica verde. Una squadra con armi a spalla anticarro garantisce il perimetro di sicurezza. I fucili automatici non sono i soliti kalashnikov russi per gettare un po' di fumo negli occhi. Davanti ai militari sfila una manifestazione di filo russi con un'enorme bandiera di Mosca, che staziona sotto la statua di Lenin nella piazza principale di Simferopoli. Nella capitale della Crimea i soldati in assetto di combattimento si coordinano con la milizia filo russa «samoobarona» dividendosi gli obiettivi. I volontari delle brigate popolari sono schierati davanti al ministero dell'Interno con scudi della polizia e bandiera della flotta sovietica con la stella rossa e la falce e martello. «Presidiamo l'ingresso per evitare blitz di provocatori che vogliono impossessarsi delle armi. Io so cos'è la guerra e voglio evitarla. A 18 anni, da paracadutista sovietico ho combattuto in Afghanistan» sentenzia Alexandr Shuvalov. Radio portatile, basco azzurro degli afghanzi, i veterani dell'invasione a Kabul negli anni Ottanta, comanda il manipolo di filo russi.

Alle prime luci dell'alba ci sarebbe stato un blitz di un commando filo Kiev, poi respinto con una decina di feriti. Nel parlamento presidiato dai soldati viene deciso di anticipare il referendum sul futuro della Crimea, anticamera della secessione, al 30 marzo. Nel pomeriggio a Balaclava nel sud della penisola arrivano colonne di camion zeppi di truppe della flotta di Mosca e blindati. I soldati sono appesantiti dai caricatori delle munizioni e hanno le baionette pronte all'uso come si nota dalle fotografie esclusive ottenute da il Giornale. Almeno 300 uomini circondano la base della guardia costiera ucraina (che ha fatto uscire in mare le sue unità e rimane fedele a Kiev) e vengono calorosamente accolti dalla gente con sventolio di bandiere russe.

La controrivoluzione si sta espandendo all'Ucraina orientale. A Donetsk, feudo del presidente deposto Viktor Yanukovich, la bandiera russa sventola sul palazzo dell'amministrazione regionale. Il comandante della milizia del Donbass filo Mosca, Pavel Gubarev, è stato eletto governatore. A Kharkiv sono scoppiati scontri con i rivoluzionari di Kiev. Dopo un corteo di 20mila persone che gridava «Russia, Russia» circa trecento uomini, alcuni con armi da fuoco, hanno travolto un cordone di sostenitori del nuovo governo rivoluzionario e occupato la sede del governatore. Ma a Kiev nessuno pensa alla resa. Dopo che Vitali Klitschko, uno dei leader della rivolta, aveva chiesto «la mobilitazione generale dell'esercito ucraino contro l'aggressione russa» questa è stata proclamata. E il premier Yatsenyuk ha detto che se la Russia desse corso all'invio di truppe autorizzato dal senato di Mosca sarebbe «la guerra». La pasionaria Yulia Tymoshenko dice invece che sarà a Mosca domani «per cercare di risolvere la situazione di crisi».

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