In cella la rossa di Murdoch, trema l’impero

In cella la rossa di Murdoch, trema l’impero

«Un’alleanza sulla quale il mondo può contare», hanno scritto Barack Obama e David Cameron in un editoriale firmato assieme sul Washington Post. Che i rapporti tra Stati Uniti e Gran Bretagna siano sempre più stretti lo si comprende da un dettaglio non da poco: nella visita americana cominciata ieri dal capo di governo britannico, il premier inglese ha già segnato un primo record. Sarà lui il primo leader straniero (accompagnato dalla moglie Samantha) a bordo dell’Air Force One. Per un motivo che non ha nulla a che vedere con le crisi in Afghanistan o in Iran: assistere a Dayton, nell’Ohio, a una partita di basket, di cui Barack Obama è un fan sfegatato.
I due leader hanno ribadito ieri l’impegno comune nel combattere il terrorismo e nel confermare le sanzioni contro l’Iran: cose queste che non ne fanno certo un unicum sullo scenario politico planetario, visto che sono già state confermate più e più volte dagli altri partner occidentali, compresa l’altra «coppia di fatto» rappresentata da Francia e Germania. E a queste si potrebbero aggiungere altre nazioni amiche, prime fra tutte l’Italia.
Eppure, al di là degli strettissimi legami che corrono lungo i confini di Europa e oltre gli oceani (Canada, Giappone e Australia, tanto per fare un’esemplificazione geopolitica), i vincoli anglo statunitensi vanno ancora oltre. Tanto che i due leader parlano dei loro «amici europei», come se loro due fossero un unicum. Tanta è la convinzione della loro forza insieme che, per restare all’editoriale del Washington Post, i capi dei due esecutivi si sono detti convinti che «insieme c’è ben poco che non possiamo fare».
In questo momento, però, chi sembrerebbe avere più bisogno della mano dell’altro è Obama, impegnato in una campagna elettorale che, trattandosi degli Usa, di fatto polarizza buona parte delle attività del governo, malgrado gli otto mesi che mancano alla chiamata degli americani alle urne. Stando all’ultimo sondaggio condotto dal New York Times e da Cbs News il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avanza verso le elezioni di novembre su terreno incerto. A causa dei crescenti prezzi del petrolio, delle voci su un’imminente guerra contro l’Iran e delle difficoltà riscontrate in Afghanistan, il tasso di approvazione del presidente è crollato nelle ultime settimane. Stando al sondaggio solo il 41% degli intervistati approva l’operato di Obama, mentre il 47% è scontento della sua azione.
Se gli elettori dovessero scegliere fra i candidati oggi, per il prestigioso quotidiano Obama batterebbe il frontrunner repubblicano Mitt Romney 47 contro 44%,; mentre sconfiggerebbe Rick Santorum di 4 punti, 48 contro 44%. Gli americani continuano ad avere fiducia sulla ripresa economica.

E infatti il presidente sta mantenendo il suo vantaggio fra l’elettorato femminile e tra alcuni gruppi demografici, in particolare indipendenti, moderati, laureati ed elettori giovani.
Cameron, dal canto suo, vorrebbe affrontare temi delicatissimi, come un possibile intervento in Siria e la potenziale crisi in Iran.

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