Doveva accadere soltanto nel 2019. Si trattava di una possibilità ancora lontana nel tempo. E invece, il sorpasso dovrebbe arrivare quest'anno. La Cina si appresta a diventare la più grande economia del mondo, a superare gli Stati Uniti. Accadrà durante questo 2014 secondo i dati di uno studio dell'International Comparison Program - ICP - della Banca Mondiale. La ricerca considera il costo della vita reale e la parità di potere d'acquisto dei Paesi. Sfruttando un metodo di studio basato su questi dati, l'ICP spiega come nel 2011 il Pil cinese fosse già l'87% di quello americano. Considerando le aspettative di crescita anticipate dal Fondo Monetario Internazionale per Pechino - 24% tra il 2011 e il 2014 contro i 7,6% dell'America - quest'anno la Cina potrebbe dunque passare in testa e sorpassare gli Stati Uniti, che sono rimasti solitari alla testa della classifica economica dal 1872, anno in cui rubarono il primato alla Gran Bretagna della regina Vittoria. Nello studio si gonfia così il Pil di Paesi ed economie in via di sviluppo: al terzo posto sulla lista c'è l'India. Il dato cinese è suggestivo, il divario tra Pechino e Washington si è sicuramente ristretto nel corso degli anni a velocità impressionante, ma i numeri sono dominio degli economisti e come fa ben notare il Wall Street Journal, con calcoli basati sul Pil nominale e non sulla parità di potere d'acquisto, l'economia americana vale ancora il doppio di quella della Cina.
La pubblicazione della ricerca, aggiornata per la prima volta dal 2005, arriva poche ore dopo la fine di un lungo viaggio del presidente Barack Obama in Asia durante il quale «il dragone nella stanza», come ha scritto il Time trasformando l'espressione inglese «l'elefante nella stanza», il protagonista scomodo e non citato del tour è stato proprio la Cina. Il presidente non si è fermato a Pechino ma ha visitato Paesi alleati come il Giappone, la Corea del Sud, le Filippine e la Malaysia che si sentono minacciati dalla superpotenza cinese, in diversi campi. La stampa americana ha parlato di «ombra lunga» cinese sul viaggio presidenziale, ha ricordato il costante tentativo dell'Amministrazione di spostare il perno degli interessi strategici ed economici degli Stati Uniti dal Medio Oriente all'Est asiatico, la volontà di costruire accordi commerciali con le dinamiche economie del Pacifico, anche in chiave anti cinese. Dall'inizio del suo primo mandato, il presidente non ha mai nascosto di voler focalizzare le energie della sua Amministrazione verso quella regione per competere con la crescente potenza di una Pechino in veloce espansione. La Cina per esempio ha già sorpassato una volta Washington, quando ha rubato agli Stati Uniti il primato mondiale di potenza commerciale: secondo dati rivelati a gennaio dallo stesso governo di Pechino, il volume dei beni esportati e importati dalla Cina ha raggiunto la somma di 4.160 miliardi di dollari nel 2013.
I nuovi dati della Banca Mondiale che prevedono il sorpasso cinese dell'America arrivano proprio in concomitanza con cifre indipendenti dallo studio della Banca mondiale che raccontano un rallentamento dell'economia degli Stati Uniti. La ripresa che ha caratterizzato tutto il 2013 si è inceppata, si è scontrata con un inverno rigido in Nord America, fuori dalla norma, che ha bloccato i consumi della popolazione e rallentato anche la produzione industriale. Così, nel primo trimestre dell'anno l'economia americana è salita soltanto dello 0,1%, mentre gli analisti prevedevano una crescita che, seppur lenta, avrebbe dovuto essere pari al +1,1% (dal 2,6% del trimestre precedente). La Federal Reserve americana però aveva già anticipato le cifre negative e fiduciosa nella ripresa di un'economia messa in difficoltà dai rigori dell'inverno, ha previsto ieri un nuovo taglio di altri dieci miliardi di dollari agli stimoli economici.
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