"Stop all’escalation o in Europa pace a rischio"

Il Cremlino avverte l'Occidente. Si tenta di organizzare in extremis una Ginevra-bis

"Stop all’escalation o in Europa pace a rischio"

Se l'escalation ormai di fatto bellica che solo ieri è costata la vita a decine di persone non sarà fermata, «la pace in Europa sarà minacciata». È questo l'avvertimento lanciato ieri dal Cremlino. Il rischio è che gli eventi sul terreno si dimostrino più rapidi degli sforzi diplomatici messi in atto per fermarli.

Il governo ucraino denuncia apertamente la Russia di «combattere una guerra contro di noi, sul nostro territorio» e difende il suo diritto di inviare le proprie forze armate a contrastare «i terroristi» agli ordini di Mosca; il Cremlino dipinge invece le autorità di Kiev come «forze ultranazionaliste, estremiste e neonaziste» che hanno commesso violazioni «di massa» dei diritti umani in Ucraina e denuncia il rischio grave che correrebbe in conseguenza di ciò la stabilità dell'intero continente. Sul fronte occidentale Washington preme sugli alleati per un'applicazione rigorosa delle sanzioni decise a carico di Mosca.

Un muro contro muro diplomatico che riflette quello che sempre più limpidamente si palesa nell'Est dell'Ucraina, in via di rapida trasformazione in un teatro di battaglia. La strada maestra per cercare di uscire da questo pericolosissimo pantano rimane teoricamente quella della ripresa del negoziato tra i principali protagonisti della crisi. Dopo il fallimento dell'intesa che solo a parole era stata raggiunta a Ginevra lo scorso 17 aprile tra Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea, si cerca ora di porre frettolosamente le condizioni per avviare nell'Ucraina lacerata e insanguinata un «dialogo nazionale» prima che sia troppo tardi (la percezione è infatti che le forze separatiste aizzate da Vladimir Putin stiano almeno in parte sfuggendo di mano al leader russo).

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon si è offerto di mediare nella crisi, mentre il presidente dell'Osce, lo svizzero Didier Burkhalter, è atteso a Mosca domani. Incontrerà Putin il giorno successivo per discutere i termini dell'avvio del «dialogo nazionale» di cui sopra, grazie alla mediazione proprio dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa: si tratterebbe di una sorta di conferenza di pace, da temere sempre a Ginevra come quella già fallita il mese scorso.

Ieri sera a Roma si sono aperti i lavori del G7 energia e il tma più sensibile è stato quello della dipendenza dei Paesi occidentali dal gas e dal petrolio russi.

La parola d'ordine è diversificazione, dal momento che - come ha dichiarato il ministro dell'energia del Regno Unito, Ed Davey - «la Russia ha cercato di usare l'energia come arma in diverse occasioni e dobbiamo imparare la lezione».

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