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Damasco accetta il piano di Annan

Damasco accetta il piano di Annan

Damasco Il regime siriano di Bashar el-Assad ha accettato il piano in sei punti proposto a nome dell’Onu e della Lega Araba dall’ex segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan. I punti prevedono l’interruzione dei combattimenti, il ritiro delle truppe lealiste e delle artiglierie pesanti dalle città teatro di scontri, un cessate-il-fuoco quotidiano di due ore per consentire soccorsi ai feriti e ai civili coinvolti, l’accesso garantito a tutte le zone di conflitto, il rilascio di coloro che sono finiti in carcere negli oltre dodici mesi di durata dell’insurrezione. Non c’è però la richiesta ad Assad di farsi da parte (come aveva preteso la Russia, principale alleato del regime siriano) né alcuna indicazione temporale sull’applicazione del piano, che rimane il problema principale da risolvere.
L’Onu mantiene comunque un atteggiamento prudente, anche se giudica la decisione di Damasco «un importante passo avanti». L’inviato delle Nazioni Unite in Medioriente, Robert Serry, nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza ha ricordato che «stime credibili indicano in oltre novemila il numero delle vittime dall’inizio della rivolta in Siria un anno fa. Di queste, circa settemila erano civili».


Più netta la posizione degli Stati Uniti, il cui ambasciatore a Damasco, Robert Ford, ha detto che il regime di Assad viola i diritti umani, in particolare facendo ricorso alla tortura, e che tali pratiche potrebbero costituire un «crimine contro l’umanità». Ma Mosca insiste che la cacciata di Assad non può essere una precondizione per avviare il dialogo di pace.

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