Un diario mette nei guai la Casa Bianca

Il diplomatico: temo per la mia vita. E il dipartimento di Stato accusa la Cnn: violata la promessa di non pubblicarlo

Un diario mette nei guai la Casa Bianca

L'Amministrazione Obama è in lite con la Cnn. Il canale televisivo d'informazione è stato accusato di aver diffuso parti del diario personale di Chris Stevens, l'ambasciatore degli Stati Uniti morto lo scorso 11 settembre durante l'assalto al consolato americano di Bengasi, in Libia. Philippe Reines, portavoce del Dipartimento di Stato (il ministero degli Esteri di Washington), afferma che la Cnn pubblicando il documento ha consapevolmente violato un impegno preso con la famiglia del diplomatico assassinato e ha commesso un'azione «disgustosa». Ma sul proprio sito web l'emittente si difende e contrattacca: dapprima, per rispetto alla famiglia di Stevens, non abbiamo dato la notizia del ritrovamento di un diario. Poi, però, abbiamo creduto giusto dare un resoconto completo di alcune questioni rilevanti, ottenute anche da «fonti multiple» vicine all'ambasciatore.
Ma qual è il punto del contendere? Il Dipartimento di Stato ne fa apparentemente una questione di rispetto e buon gusto, ma la sostanza è un'altra, ed è di tipo politico. Gli estratti del diario di Chris Stevens, infatti, dimostrano che l'ambasciatore americano in Libia era preoccupato per le minacce alla sicurezza nella zona di Bengasi e segnalava l'ascesa dell'estremismo islamico. Non solo. Questi allarmi, secondo la Cnn, «stanno sollevando questioni sul perché il Dipartimento di Stato non abbia fatto di più per proteggere l'ambasciatore Stevens e il resto del personale statunitense». Ecco dunque spiegati i toni aggressivi del ministero: sono le sue responasabilità a essere chiamate in causa. Se poi si aggiunge che già prima che si cominciasse a parlare del famoso diario la stessa Cnn aveva rivelato che Stevens era consapevole di «essere sulla lista nera di Al Qaida», ce n'è abbastanza per motivare le nervose reazioni del Dipartimento di Stato.

Il diario, che in concreto è un quaderno con copertina rigida che contiene in tutto sette pagine scritte da Stevens, è stato rinvenuto secondo la Cnn solo quattro giorni dopo il mortale assalto «sul pavimento del consolato non protetto in cui egli è stato colpito a morte». La famiglia del diplomatico è stata informata del ritrovamento nel giro di poche ore. Ma secondo le accuse di Reines, prima della sua restituzione ai familiari, il quaderno sarebbe stato gestito in modo singolare: la Cnn l'avrebbe consegnato a un non meglio identificato funzionario italiano a Bengasi su richiesta del Dipartimento di Stato, ma avrebbe prima avuto il tempo di «leggerlo, trascriverlo, inviarlo alla redazione affinché altri potessero leggerlo» e solo successivamente consegnarlo per la restituzione alla famiglia, che lo ha attualmente nelle proprie disponibilità.

Intanto, dopo l'annuncio dell'invio di navi, militari e aerei senza pilota americani verso la Libia per la caccia agli assassini di Stevens e delle altre vittime dell'assalto al consolato di Bengasi, non si ha finora notizia di risultati.

Il presidente del Congresso nazionale libico, Mohammed al-Magariaf, ha precisato ieri che della questione si occuperanno incaricati libici: nessun militare americano parteciperà, la collaborazione si limiterà al livello investigativo.

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