Ecco Merkel III: rigore solo per gli altri

Nel programma intransigenza con i partner europei ma elasticità su lavoro e pensioni in patria

Ecco Merkel III: rigore solo per gli altri

Berlino - È stato il parto politico più lungo della storia della Repubblica federale tedesca, ma alla fine il governo è nato. Con 462 sì e 150 no è venuto alla luce il terzo esecutivo guidato da Angela Merkel, saldamente in sella alla cancelleria federale ormai dal 2005. Come allora, la donna venuta dall'ex Ddr è alla testa di un governo di grande coalizione, formato cioè dai democristiani (Cdu) e cristiano-sociali bavaresi (Csu), alleati con i socialdemocratici (Spd) di Sigmar Gabriel, che assume il ruolo di vicecancelliere. Accettato l'incarico dal Bundestag, Frau Merkel si è recata dal presidente Joachim Gauck per formalizzare la lista dei 15 ministri. Quindi il giuramento collettivo nelle mani del presidente del Parlamento, Norbert Lammert. Procedura che si è risolta in tre ore, senza ricorso a dibattiti o ad altri voti di fiducia.

Sono dunque bastate tre ore – dopo i quasi tre mesi di negoziato fra Unione (Cdu e Csu) e Spd – per raggiungere un compromesso programmatico. Nonostante la vittoria a valanga dello scorso settembre, a Merkel mancavano cinque seggi per avere la maggioranza assoluta. Spariti i liberali dalla scena politica, la leader democristiana si è rivolta di nuovo ai socialisti: ecco perché il governo sarà pure nuovo ma le facce dei suoi ministri non lo sono. Resta infatti alle Finanze il falco dell'austerità Wolfgang Schäuble, confermato nel ministero chiave da dove si guida tutta l'eurozona. Sarà ancora il politico 71enne, costretto sulla sedia a rotelle da un attentato subito nel 1990, a incontrare i vari Saccomanni d'Europa e a dettare ancora la linea: e cioè pareggio di bilancio a tutti i costi anche per chi di troppo rigore rischia di morire. Il messaggio è chiaro: i tedeschi non vogliono più sborsare un euro per Grecia, Cipro, Portogallo o chicchessia e la presenza di Schäuble sta a confermarlo.

Ben diverso è il tenore della politica nazionale. Imbarcando i socialisti, Merkel ha dato il suo assenso all'introduzione del salario minimo a 8,50 euro l'ora e al ritocco al ribasso dell'età pensionabile (a 63 anni per i lavoratori con 45 anni di contributi); misure che non facevano parte della piattaforma politica dell'Unione. Le proposte dell'Spd non sono affatto dispiaciute ai sotto-impiegati e ai pensionati tedeschi, tuttavia il mondo dell'imprenditoria, piccole e medie imprese in testa, non ha gradito la direzione imboccata. Parlando con il Giornale, l'eurodeputato liberale tedesco Alexander Graf Lambsdorff ha ben sintetizzato questo stato d'animo: «Andiamo verso l'innalzamento del costo del lavoro e più in generale verso un sistema-Germania meno efficiente». Quella del Merkel III è dunque una Berlino strabica: rigorista a Bruxelles e generosa in casa. E la colpa non è solo della cancelliera: appena la grosse Koalition si è stagliata all'orizzonte, l'Spd ha messo da parte le richieste di politiche espansive per la ripresa dell'Europa, concentrandosi invece sui temi nazionali.

Sia chiaro, il partito di Sigmar Gabriel non si è venduto per un piatto di lenticchie ma ha ottenuto la Giustizia, l'Ambiente, il Lavoro e la Famiglia. E soprattutto ha strappato gli Esteri, dove torna una vecchia conoscenza (Frank-Walter Steinmeier già capo della diplomazia tedesca fra il 2005 e il 2009), insieme al mega-ministero dell'Economia e del'Energia per il leader Gabriel, già responsabile dell'Ambiente nel Merkel I. Anche il «richiamo» a casa di Jörg Asmussen prova la nuova linea socialdemocratica. In queste ore l'economista tedesco targato Spd ha annunciato che lascerà il Comitato esecutivo della Bce per assumere l'incarico di sottosegretario al Lavoro. Da oggi Mario Draghi è più solo perché la «colomba» Asmussen, favorevole al sostegno dell'euro a tutti i costi voluto da SuperMario, sarà probabilmente sostituito dall'attuale vicepresidente della Bundesbank, Sabine Lautenschlaeger, un «falco» del rigorismo monetario.

Di rilievo, in un Paese che continua ad affidarsi all'altra metà del cielo, anche la promozione di Ursula von der Leyen. Madre di sette figli e altro volto noto della politica tedesca lascia il Lavoro per approdare alla Difesa. E in molti dicono che a guidare l'Unione contro l'Spd nel 2017 sarà proprio lei.

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