E i maoisti minacciano di uccidere l’italiano

E i maoisti minacciano di uccidere l’italiano

New Delhi Un avvertimento. Che fa crescere l’angoscia per la sorte della guida italiana Paolo Bosusco. I maoisti che lo hanno rapito in India il 14 marzo scorso hanno diffuso ieri un audio messaggio che suona come una minaccia: la vita dell’ostaggio è in pericolo se il governo dell’Orissa tenterà un blitz per liberarlo. E in effetti - riferisce il leader locale Sabyasachi Panda -: «Abbiamo informazioni che il governo dell’Orissa sta progettando un’operazione di polizia contro di noi».
Sono bastate poche parole per rimettere in agitazione la famiglia del rapito e la macchina diplomatica che continua a lavorare senza sosta per la liberazione di Bosusco. Così, quasi immediata, è arrivata poco dopo la precisazione del console italiano a Calcutta Joe Melchiori: il governo dell’Orissa «mi ha escluso che sia in preparazione una operazione di polizia contro i maoisti che hanno in ostaggio Paolo Bosusco». «Abbiamo preso seriamente questa notizia - ha spiegato il rappresentante diplomatico italiano - Immediatamente ho preso contatto con il capo della cellula di crisi del governo, che è anche il Chief Secretary dell’Orissa, Patnaik. Gli ho fatto presente che nostra priorità assoluta è la salvaguardia dell’incolumità di Paolo Bosusco». «Mi ha assicurato che non c’è alcuna intenzione di preparare alcuna operazione di polizia e questo è stato anche detto dal capo dei negoziatori di parte governativa, il capo del Dipartimento interno dello stato dell’Orissa».
Sabyasachi Panda, il leader del gruppo che ha in mano l’ostaggio italiano, ha accusato il governo dell’Orissa di non voler giungere a un’intesa con i ribelli, mettendo in atto tattiche per ritardare i negoziati. Il capo maoista è inoltre tornato a chiedere la liberazione di alcuni soggetti, che per i guerriglieri sono stati condannati sulla base di accuse prefabbricate o riarrestati ingiustamente dopo essere stati liberati.
Un’altra giornata carica di tensione, insomma. E altalenante. Perché poche ore prima dell’avvertimento sulle sorti di Bosusco, i maoisti avevano assicurato di essere pronti a rilasciarlo se il governo locale avesse accettato per iscritto alcune delle richieste da loro avanzate. «C’è già un assenso dei guerriglieri a rilasciare Paolo - avevano confermato alcune fonti - ma quello che manca è una materializzazione scritta di cosa realmente il governo locale è pronto a dare in cambio, compresa una lista esplicita dei militanti che verrebbero rimessi in libertà». Secondo indiscrezioni della stampa dell’Orissa sul piatto ci sarebbe anche la liberazione della moglie del leader Panda oltre che di altri ribelli. Poche ore e la situazione si è ribaltata, come ormai ci hanno abituato le vicende dei marò italiani in mano alle autorità indiane e anche la vicenda dell’altro rapito in compagnia di Bosusco, e poi liberato, Claudio Colangelo.
Solo sei giorni fa Bosusco era riuscito tramite un walkie talkie a far arrivare alla famiglia un messaggio, pieno di speranza e di amore per l’India: «Dite alla mia famiglia che sto benissimo, il mio morale è alto. Non preoccupatevi per me, sopravviverò per il tempo necessario a risolvere tutto». E ancora: «Sebbene la situazione non sia piacevole, queste persone sono molto gentili e mi trattano bene. Dite alla mia famiglia che sto bene, ho il morale alto e non ho problemi. Nessuno mi sta costringendo a dire cose che io non desideri dire.

Vorrei essere rilasciato, ma non posso farci niente. Sto aspettando il risultato dei negoziati qualunque cosa ne venga fuori. Sono innocente, rispetto la giungla e la gente che la abita. Spero che ci sia una soluzione pacifica per questo conflitto».

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