L'ultimatum lanciato dal governo di Kiev ai secessionisti filorussi («ritirarsi dagli edifici occupati o subire un trattamento da «eversori e terroristi») scade oggi. La tensione nella regione è ai livelli di guardia, con le trattative in stallo e nessun segno di resa per ora alle viste. Intorno agli edifici pubblici occupati a Donetsk e Luhansk da poche centinaia di attivisti che sembrano agire in perfetta intesa con Mosca - il cui obiettivo secondo il presidente ucraino Oleksandr Turchynov si sintetizza in: destabilizzare l'Ucraina, far cadere l'attuale governo, ostacolare le elezioni e rompere l'unità del Paese - sono state ulteriormente rinforzate le barricate.
Su Youtube intanto si moltiplicano i filmati che mostrano l'avvicinarsi a Donetsk di colonne di camion militari, blindati e anche carri armati leggeri, con i vani tentativi degli abitanti locali di fermarli. In realtà i fautori dell'«intervento fraterno» di Mosca non sarebbero più di un quarto della popolazione delle province orientali a maggioranza russofona. A poche ore dalla scadenza dell'ultimatum, il presidente Turchynov ha fatto un'ultima offerta, in apparenza generosa, ai rivoltosi: nessuna indagine penale in cambio della resa con restituzione delle armi e concessione di maggiore autonomia alle province orientali.
Il braccio di ferro tra Russia e Occidente sulla crisi ucraina, intanto, continua su due fronti principali: quello europeo e quello della Nato. Sul primo si registra una nuova iniziativa di Vladimir Putin. Il presidente russo si è rivolto per iscritto ai leader dell'Ue dicendosi «preoccupatissimo» per il debito accumulato dall'Ucraina per le forniture di gas russo (che ammonterebbe a 16,6 miliardi di dollari) e proponendo l'avvio di un negoziato per discutere con urgenza della stabilizzazione dell'economia ucraina. Viene chiarito che è sul tappeto la possibilità di chiudere i rubinetti del gas russo per l'Ucraina. Mosca si dice pronta a fare la sua parte «ma a condizioni di parità» con i partner europei e tenendo conto delle spese sostenute a lungo solo dalla Russia, quantificate in 35,5 miliardi di dollari negli ultimi 4 anni. Tutto questo mentre i rappresentanti delle Finanze e delle banche centrali dei Paesi del G7 si incontravano a Washington per discutere l'inasprimento le sanzioni contro la Russia in relazione alla crisi in Ucraina, e mentre il Fondo monetario internazionale sta lavorando a un pacchetto di aiuti a Kiev compreso fra 14 e 18 miliardi di dollari.
Sul fronte militare i toni si inaspriscono. La Nato ha diffuso immagini satellitari che documentano la presenza ai confini ucraini di circa 40mila militari russi con aerei, elicotteri, forze speciali, artiglieria, veicoli da combattimento di fanteria «che possono essere mobilizzati nel giro di ore». Non è solo l'Ucraina a temere per questo. Ieri anche la Romania si è unita alla Polonia e ad altri Paesi dell'Europa orientale membri della Nato nel chiedere la protezione di nuove truppe americane. Mossa che il ministro degli Esteri russo Lavrov prontamente definisce «anti-russa» e «una violazione degli accordi». Secondo il Cremlino la Nato ingigantisce «minacce inesistenti per estendere il proprio ruolo».
Ma ci sarà pur un motivo se tutti questi Paesi che hanno già avuto i «fratelli russi» in casa si rivolgono per protezione a Occidente: ieri la Georgia ha annunciato «un accordo con l'Ue entro giugno» e la Moldavia riceverà presto la visita dei ministri degli Esteri di Francia e Germania.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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