Armi chimiche usate su piccola scala, anche in particolare un micidiale gas nervino, il sarin: ad affermarlo era stato da Abu Dhabi il capo del Pentagono, Chuck Hagel, sottolineando che si tratta di «una questione seria». Ieri poi la foto choc in prima pagina del Times che mostra una vittima delle armi chimiche. Anche Londra ha ribadito che la Gran Bretagna ha «limitate ma convincenti» informazioni sull'utilizzo di armi chimiche in Siria, compreso il sarin. Una convinzione espressa con forza nei giorni scorsi anche dalla Francia e da un alto ufficiale dell'intelligence militare israeliana (Aman), il generale Itay Brun.
Ma la dichiarazione di Hagel non sembra ancora indicare che il presidente siriano Bashar al-Assad abbia effettivamente superato quella «linea rossa» tracciata dal presidente Obama per un eventuale intervento militare statunitense. Il presidente Barack Obama ha bisogno di un «responso definitivo» sull'uso di armi chimiche in Siria per decidere come intervenire in un lettera ad alcuni alti esponenti del Congresso, hanno fatto infatti sapere dalla Casa Bianca. La questione centrale, ha spiegato una fonte del Pentagono, è che l'amministrazione Obama non vuole ripetere gli errori dell'Iraq. Ma c'è anche la riluttanza di Barack Obama di farsi coinvolgere su un nuovo scenario di guerra proprio mentre gli Usa stanno per lasciare l'Afghanistan. La coalizione dei ribelli siriani ha invitato l'Onu ad intraprendere «azioni rapide» perchè in caso contrario «il regime di Assad interpreterà questo come un'accettazione internazionale del suo vasto impiego di armi chimiche».
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