La faccia tosta di Asma Shopping da 300mila euro mentre la Siria muore

Scandalosa Asma, spudorata e insolente. Distante e lontanissima dallo strazio della guerra civile in patria. Ai suoi occhi la Siria è un altro mondo. La guerra, i massacri quotidiani, i corpi dei bambini ammazzati e riposti in fila uno dopo l'altro, gli appelli Onu contro le violenze, non esistono. Asma Assad è il volto imperturbabile del vecchio regime. Continua, imperterrita a vivere nel suo regno dorato, cieca e insensibile, sorda, indifferente a tutto. Asma, la bella Asma, chic, glamour, che prima dello scoppio della primavera araba veniva elogiata dalle delegazioni internazionali, che Parigi aveva adottato come simbolo di quel volto femminile arabo, «la più magnetica delle first lady, selvaggiamente democratica», esponente di un mondo colto e raffinato, incarnazione di un perfetto stile liberale e progressista.
Lei, figlia di una famiglia privilegiata, un padre cardiologo famoso, una madre diplomatica, gli studi a Londra dove è cresciuta, l'incontro nella city con Assad, la passione comune per la civiltà occidentale. Buoni propositi, false speranze per chi in lei aveva intravisto la modernità di una Siria nuova, aperta ed emancipata. Fino al crollo del sipario. Orribile quello che si vede oltre, la strage dei bambini usati come bersagli, l'orrore e la disperazione di un Paese in lotta, il terrore, il sangue, le torture. Asma sembra una bambina, una nuova Maria Antonietta, quella che al popolo si poteva dare le brioches se il pane era finito. Asma come Laila di Tunisia, potentissima moglie di Ben Ali, come Rania di Giordania, elogiata in Europa, odiatissima in patria. Asma è così, assente e indifferente, e a dispetto di quel volto umano che gli europei le avevano cucito addosso, non ha smesso di fare shopping. Mentre impazzano i massacri, lei, la «rosa nel deserto», come l'aveva definita Vogue, fa compere on line nel quartiere più chic di Londra, spendendo oltre 300mila euro in mobili di lusso. A rivelarlo è il quotidiano britannico «Mail on Sunday», che mostra in esclusiva una serie di mail di Wikileaks con gli ordini per 270mila sterline delòla moglie del dittatore. Tavoli, divani, tappeti, candelabri e pouf, tutti in stile «ottomano», acquistati in uno dei più esclusivi negozi di design di Chelsea, per arredare la sua residenza estiva, a 200 miglia da Damasco. Alternando le drammatiche foto dei massacri a quelle dei lussuosi mobili, il giornale britannico, indica il prezzo di ciascun «pezzo» scelto dalla trentaseienne moglie di Assad, dai candelabri da oltre 8mila sterline, al tavolo da 10mila fino al tappeto, 11 mila sterline per arredare la residenza in un paese nel quale si stima che da marzo siano state uccise, 16 mila persone, tra le quali donne e bambine. Poco importa per la moglie di Assad.
I bollettini di guerra sono per lei propaganda dei ribelli, le foto di bambini martoriati, finzioni dei media per detronizzare il marito. O forse nemmeno. Forse non sono proprio niente, Asma quelle voci non le sente nemmeno. Parole vuote che risuonano lontane dalle mura dorate della sua fortezza. Da lassù la Siria non può sembrare davvero così brutta e violenta. Già un'altra volta il mondo si era scandalizzato dal suo atteggiamento. Era marzo, il paese era stato messo a ferro e fuoco dal marito, lei non era riuscita a resistere ad un paio di scarpe Louboutin da 6.400 dollari.

Le aveva chieste agli amici di Londra. «Catturano gli occhi, non sono fatte per il grande pubblico», scriveva per email. L'altro rispondeva: «Hai ragione. Sfortunatamente non credo che ti saranno utili presto». Fuori le bombe cadevano.

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