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Il giallo del prete rapito: spunta l'ipotesi della missione segreta

Padre Dall'Oglio forse fra i ribelli per trattare la liberazione di due religiosi sequestrati

Il giallo del prete rapito: spunta l'ipotesi della missione segreta

Damasco - Papa Francesco pensa e prega per lui, ma di padre Paolo Dall'Oglio si continua a sapere ben poco. Le teorie sulla sua scomparsa sono tante. Le certezze assai poche. La più suggestiva è quella di una sparizione volontaria affrontata per trattare la liberazione di uno o più ostaggi con Abu Bakr al Baghdadi, l'imprendibile capo del cosiddetto «Stato islamico dell'Iraq e del Levante», la cellula irachena e siriana di Al Qaida. L'ipotesi è degna d'un film d'avventura e segue il filo dei sequestri messi a segno in Siria dai terroristi di Al Qaida.

Tra i rapiti eccellenti nelle mani dell'organizzazione ci sono il vescovo siriaco Yohanna Ibrahim e quello greco ortodosso Boulos Yazij, sequestrati il 22 aprile vicino ad Aleppo. I due religiosi sono l'obbiettivo più plausibile della «missione» citata da Dall'Oglio poco dopo l'arrivo a Raqqa sabato scorso. Una missione difficile e rischiosa per la quale il gesuita invoca su Facebook «augurio per la riuscita». Ma perché imbarcarsi in una missione così ad alto rischio? Una prima risposta arriva dal percorso religioso di padre Dall'Oglio iniziato da gesuita, ma arrivato a compimento con l'ordinamento a sacerdote del rito siriaco cattolico e la ricostruzione delle mura del monastero di Mar Musa. Il vescovo Yohanna Ibrahim è un fratello siriaco e dunque in virtù di questo legame Padre Dall'Oglio avrebbe deciso di attraversare la frontiera turca e raggiungere Raqqa, la città del nord della Siria covo dei ribelli al qaidisti.

Questa versione ha anche altre varianti. La più affascinante ipotizza che il religioso sia impegnato in una trattativa più ampia, allargata a Domenico Quirico, al controverso professore belga Pierre Piccinin scomparso con l'inviato della Stampa e a una troupe televisiva sequestrata vicino ad Aleppo. Quel che quadra meno è l'ipotesi di un incontro diretto con Abu Bakr al Baghdadi. Il capo di Al Qaida in Siria e Iraq, sulla cui testa pende una taglia americana da dieci milioni di dollari, è un personaggio evanescente inseguito dai servizi di sicurezza di mezzo mondo che ben difficilmente affronterebbe il rischio di un incontro faccia a faccia con un estraneo. L'ipotesi di un colloquio tra i due giustificherebbe però la scomparsa del religioso definito ieri «irreperibile» dalla Farnesina. Proprio la delicatezza di un incontro con il loro capo potrebbe aver spinto i terroristi a prelevare il gesuita e portarlo da prigioniero in uno dei loro nascondigli.

L'altra incognita è cosa Dall'Oglio abbia da offrire in cambio della liberazione degli ostaggi. Il pagamento di un eventuale riscatto non richiederebbe né la presenza di Al Baghdadi, né del gesuita italiano, ma solo quella di due emissari e della somma pattuita. L'eventuale negoziato potrebbe dunque nascere da un'iniziativa personale del religioso descritto da tutti i suoi amici come un personaggio testardo ed estremamente sicuro di sé. Ovviamente sul tavolo della Farnesina e della Segreteria di Stato del vaticano non c'è solo l'ipotesi di una scomparsa per fini negoziali. Il generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolas rilancia l'ipotesi di un rapimento messo a segno da elementi filo governativi suggerita già martedì a il Giornale dal nunzio apostolico di Damasco Monsignor Mario Zenari. «È una situazione anomala, sarebbe più facile - sostiene Nicolas - se lo avesse rapito un gruppo pro governo, visto che padre Dall'Oglio parlava sempre in difesa dell'opposizione». A rendere improbabile l'ipotesi è però la situazione di Raqqa. La città è sotto il controllo dei gruppi armati dallo scorso marzo e i soldati e i miliziani governativi che la difendevano sono tutti fuggiti a sud assieme a decine di migliaia di abitanti.

Parafrasando le parole pronunciate ieri dal ministro degli esteri Emma Bonino in riferimento alla scomparsa di Domenico Quirico, anche nel caso di padre Dall'Oglio «l'unico dato positivo» resta dunque l'assenza di «cattive notizie».

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