Tra Stati Uniti e Russia scoppia la guerra delle sanzioni. Mentre la Casa Bianca esprime «profonda preoccupazione» per il riposizionamento di truppe russe che fa concretamente temere un attacco all'Est e al Sud dell'Ucraina, Barack Obama esclude un intervento militare americano ma annuncia una nuova e più dura serie di misure contro altri 20 alti funzionari russi vicini a Putin e ha firmato un altro ordine esecutivo alla sua Amministrazione «perché la Russia sappia che possiamo colpire interi settori della sua economia»: già ieri Standard&Poor's ha rivisto da stabile a negativo l'outlook della Russia.
Tra questi settori figurano i servizi finanziari, l'energia, la difesa, l'estrattivo minerario, l'ingegneria. È stata esclusa dall'area del dollaro Bank Rossiya, un importante istituto con sede a San Pietroburgo conosciuto per i servizi che offre ai pezzi grossi del potere moscovita (il suo maggior azionista Yuri Kovalciuk è noto come «il banchiere di Putin»). Nel suo discorso di ieri Obama ha garantito «irremovibile sostegno ai nostri alleati nell'Europa orientale sulla base del trattato di mutua difesa Nato», assicurando però a Mosca che i canali diplomatici rimangono ancora aperti «se farà passi indietro».
A tutto questo il Cremlino risponde chiarendo che non lascerà la Crimea e annunciando «sanzioni simmetriche» mirate contro nove funzionari americani: tra loro tre consiglieri di Obama, il senatore repubblicano John McCain e lo speaker repubblicano della Camera di Washington John Boehner.
L'Europa, che è economicamente più esposta degli Stati Uniti ai contraccolpi di un ritorno della guerra fredda con Mosca, si muove con più cautela, ma invia comunque segnali chiari. Ieri la Cancelliera tedesca Angela Merkel, entrando in Consiglio europeo, ha detto che i leader europei «diranno molto chiaramente che siamo pronti nel caso di un'ulteriore escalation» della situazione in Ucraina a imporre sanzioni alla Russia, ampliando la «fase due» che include il congelamento dei conti e il divieto di viaggi di alcuni funzionari. Oltre questa linea ci sono le sanzioni economiche, che includono il blocco di forniture militari che interesserebbe ad esempio grandi aziende tedesche e francesi. Frattanto, il presidente francese Hollande ieri ha detto che il previsto vertice Ue-Russia del prossimo giugno è stato annullato.
Questo crescendo non ferma la fin troppo decisa azione di Putin in Crimea, né ottiene effetti dissuasivi sul suo inquietante disegno di ricostruire l'Unione Sovietica sotto nuove sembianze. Ieri la Duma, il Parlamento di Mosca, ha ratificato con un solo voto contrario su 444 l'annessione della Crimea alla Russia, già firmata martedì da Putin con i leader filorussi della penisola. E oggi la legge costituzionale che sancisce l'ingresso di Crimea e Sebastopoli nella Federazione russa sarà votata anche dal Senato russo.
Ma più ancora preoccupano i movimenti di truppe russe ai confini ucraini, che fanno temere azioni violente nell'Est a maggioranza russofona ma anche nel Sud del Paese. A questo si aggiungono le dichiarazioni del vicepremier russo Dimitri Rogozin, che ieri ha ricevuto i leader russi della Transnistria - una regione separatista della Moldavia - usando un frasario che ricorda quello di Hitler negli anni Trenta del secolo scorso: «La situazione si complicherà se la Moldavia firmerà l'accordo di associazione con l'Ue.
(ha collabaorato Rolla Scolari da New York)
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