Parigi«Il Datagate è una questione nazionale, ma anche europea». Parola del premier francese, Jean-Marc Ayrault, che ieri ha convinto il presidente della Repubblica a portare il dossier a Bruxelles. Non è bastata a François Hollande la telefonata di Barack Obama con cui la Casa Bianca ha ribadito «piena amicizia» all'alleato, spiegando che «certa stampa ha distorto le nostre attività». L'Eliseo chiede di discutere il caso delle intercettazioni e il trattamento dei dati al prossimo Consiglio europeo, previsto giovedì e venerdì.
Secondo molti analisti, si tratta di un détournement, un raggiro attuato dall'Eliseo per tamponare gli strascichi del caso Leonarda, la 15enne kosovara allontanata dal Paese con la famiglia dopo essere stata prelevata dallo scuolabus il 9 ottobre scorso. «L'affaire non è affatto chiuso», tuona il patron dei senatori ecologisti, alleati di Hollande e al governo con il Ps, fortemente critici sul discorso del presidente che invita Leonarda a tornare senza la famiglia. I Verdi esigono, anzi, lo stop delle espulsioni per i minori che in Francia vanno a scuola e anche per le loro famiglie. Ma c'è di più. Quella che finora è stata una protesta dei soli studenti contro l'Eliseo, ieri ha incassato il «sostegno» proprio dei Verdi, già pronti a una nuova mobilitazione mediatica e parlamentare.
Una nota dell'Eliseo ieri ha reso noto che Hollande ha risposto a Obama esprimendo «profondo biasimo» e «disapprovazione» per le attività di spionaggio americane «inaccettabili tra amici e alleati». Un'arma di distrazione di massa per l'opinione pubblica francese che, però, continua a ritorcersi contro il presidente della Repubblica e il suo governo. Il Grande Fratello realizzato dagli Stati Uniti a danno della Francia, 70 milioni di telefonate in un mese, possono ottenere solidarietà da Bruxelles. Ma nelle ultime 48 ore sono davvero tante le voci autorevoli che sostengono come sia, di fatto, impossibile che il governo francese non fosse al corrente delle operazioni americane, evidenziando come la richiesta all'Europa da parte di Hollande sia estemporanea e dettata più da ragioni di politica interna che da un interesse nazionale o europeo.
Una mossa politica, secondo Jean-Pierre Darnis dell'Istituto Affari Internazionali. Un modo utile a ottenere un diversivo che gli permetta di far scivolare l'attenzione su altri temi che non siano la crisi politica interna al Ps (la querelle tra il premier e il ministro dell'Interno) e la gestione dell'alleanza parlamentare. «Bisogna mobilitarci», dice il capogruppo verde al Senato, che invita gli studenti finora scesi in piazza in modo autonomo a riprendere gli slogan contro le politiche del governo in materia di immigrazione. Luc Carvounas, senatore Ps responsabile dei rapporti con gli altri partiti, molto vicino al ministro dell'Interno Valls, considera questa posizione stupefacente, «per non dire irresponsanbile». A Le Figaro ieri ha detto chiaramente che non si può appartenere a una maggioranza e, alla prima occasione, «desolidarizzare» con la presidenza della Repubblica. Prosegue intanto il no comment sul discorso di Hollande del ministro Verde più rappresentativo, Cécile Duflot, e la continua richiesta di dimissioni del ministro dell'Interno Valls da parte del leader del Front de gauche, Jean-Luc Mélanchon, altro alleato del Ps.
Gli studenti manifesteranno ancora il 5 novembre contro il trattamento riservato alla 15enne e contro l'espulsione di Kharchik Cachatryan, il 19enne rimpatriato in l'Armenia. Se ci saranno anche i Verdi, nel Ps c'è chi dice che sarà difficile evitare una crisi di governo.twitter @F_D_Remigis
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