San Pietroburgo - Ventiquattro ore dopo le elezioni presidenziali, due problemi fanno discutere i russi nei bar eleganti di Pietroburgo. Il primo è serio: nonostante il successo con il 63 per cento dei voti, l’opposizione accusa Vladimir Putin di avere vinto grazie a brogli e inganni da piccolo regime. Il secondo è serioso: molti si chiedono se le lacrime del presidente al momento di pronunciare i risultati del voto fossero vere oppure no, se si sia trattato soltanto di un trucco per catturare la benevolenza della Russia. Sinora Putin ha concesso poco spazio ai sentimenti nelle occasioni pubbliche: si vede di rado al fianco della moglie Ludmylla, ma è facile trovare le sue fotografie mentre imbraccia con aria virile un fucile da assalto fra le campagne del Caucaso, o passeggia a cavallo nelle piane polverose dell’Asia centrale. È sull’immagine da macho slavo che il presidente ha costruito gran parte della propria popolarità, così le lacrime di domenica notte sono una stranezza per molti sostenitori e una truffa ben studiata per i suoi critici. Come le ultime elezioni.
Alcune migliaia di persone sono scese in strada ieri a Mosca per protestare contro l’esito del voto: la polizia ha arrestato un centinaio di manifestanti in un raduno del nazionalista Eduard Limonov; altri cortei si sono svolti senza violenza di fronte alla Lubyanka, la vecchia sede dei servizi segreti, e nella piazza che porta il nome del poeta Pushkin. Un gruppo numeroso era atteso in serata proprio di fronte al Cremlino, dove gli agenti della polizia sono più numerosi del solito. Ma non ci sono state soltanto manifestazioni contro il Cremlino.
Circa quarantamila persone hanno sfilato nelle strade di numerose città sventolando bandiere russe e manifesti con il volto di Putin. In alcuni casi i cortei non avevano ottenuto un permesso ufficiale, e le autorità hanno comunicato con grande zelo che ci saranno sanzioni economiche per gli organizzatori.
Oggi sembra probabile che la collaborazione fra Putin e Dmitri Medvedev continui ancora in futuro. Medvedev ha occupato la poltrona del presidente negli ultimi quattro anni, ma ha lasciato a Putin la possibilità di candidarsi alle elezioni e gli ha proposto in cambio di essere nominato premier. Ieri il delfino ha fatto un annuncio sorprendente: il processo a Mikhail Khodorkovski, il magnate del potrolio in prigione per reati fiscali che si è scontrato più di una volta con il Cremlino, sarà sottoposto a revisione.
Non si tratta di un procedimento ad hoc, perché il caso Khodorkovki sarà esaminato insieme con altri fascicoli rimasti in sospeso fra gli scaffali della giustizia russa. Potrebbe essere un segno d’apertura nei confronti dell’ex oligarca, ma anche la prova che Putin e i suoi uomini non si sono mai sentiti tanto sicuri.
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