I marò al tribunale: "No all'Antiterrorismo"

Latorre e Girone hanno presentato alla Corte Suprema indiana un'istanza per chiedere che non sia la polizia antiterrorismo Nia a svolgere le indagini sul loro caso

I due marò italiani prigionieri in India dal febbraio 2012
I due marò italiani prigionieri in India dal febbraio 2012

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno presentato alla Corte Suprema indiana un'istanza per chiedere che non sia la polizia antiterrorismo Nia a svolgere le indagini sul loro caso.

Il documento, preparato dall'equipe di legali italiani che da due anni assiste i due Fucilieri di Marina, è stato inoltrato ieri dagli stessi marò. In esso sostanzialmente si evidenzia che per la sua stessa natura di polizia antiterrorismo, la National Investigation Agency (Nia) non può agire senza la presenza di specifiche leggi speciali, come il Sua Act, per la repressione della pirateria. Ma nel corso dell'ultima udienza in Corte Suprema il procuratore generale indiano, G.E. Vahanvati, aveva annunciato che il governo di Delhi avrebbe rinunciato a usare questa legge. Allo stesso tempo aveva però chiesto ai giudici di lasciare alla Nia il compito delle indagini e di stendere i capi d'accusa. Un'incongruenza verso la quale si era opposto il legale di Latorre e Girone, Mukul Rohatgi. Di fronte all'inconciliabilità delle posizioni la Corte aveva aggiornato l'udienza, in attesa che difesa e Procura presentassero proprie memorie sostenendo le rispettive richieste.

Intanto ieri il ministro degli Esteri Federica Mogherini, in un tweet ha scritto: «Parlato ora con il Ministro degli Esteri indiano Khurshid dei nostri Maro. Lavoriamo per riportarli in Italia». Una frase criticata da parte di Forza Italia che chiede, invece, al governo Renzi un impegno concreto, al di là dei «soliti proclami senza sostanza».

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