Iran al voto, il regime ha già deciso: «Affluenza al 60%»

Iran al voto, il regime ha già deciso: «Affluenza al 60%»

L’appello al boicottaggio da parte dell’opposizione potrebbe anche aver funzionato ma il vero dato sull’affluenza di ieri al voto per le elezioni parlamentari in Iran (le prime dalle contestate presidenziali del 2009) potrebbe non emergere mai. Secondo il Consiglio nazionale della Resistenza dell’Iran, gruppo di opposizione al regime degli ayatollah meglio noto come Mujaheddin del Popolo, la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, avrebbe lanciato un diktat per fornire al mondo un unico dato: «Affluenza oltre il 60%». «Sulla base di informazioni ottenute dall’interno del regime dei mullah, Khamenei, nel timore di un diffuso boicottaggio delle fittizie elezioni parlamentari, ha ordinato che il dato di affluenza che verrà diffuso superi il 60%», si legge.
«Valutazioni interne del regime dimostrano che solo una piccola percentuale parteciperà a queste elezioni - spiegavano ieri i mujaheddin a urne aperte - Persino molti dei tradizionali sostenitori del regime e le famiglie di capi e agenti del regime non parteciperanno al voto». Per questo, conclude il Consiglio nazionale della Resistenza dell’Iran, «oltre a intimidazioni e soprusi, astronomici brogli e frodi, Khamenei ha emesso una fatwa sulla necessità di partecipare alle elezioni che viene diffusa tramite i mullah e i Guardiani della Rivoluzione negli ambienti del regime». Un’analisi suffragata da un dato: il regime ha deciso di tenere le urne aperte per altre tre ore, dalle 18 alle 21. Ha giustificato la scelta parlando di alta affluenza ma in realtà potrebbe proprio trattarsi di un escamotage per far salire i numeri, probabilmente scarsi.
Tra coloro che potrebbero essersi recati a votare, a sorpresa, ci sarebbe l’ex presidente riformista, Mohammad Khatami, che non avrebbe accolto l’appello a boicottare le consultazioni rivolto dall’opposizione. Secondo l’agenzia di regime «Fars, Khatami ha votato in un seggio nella provincia di Damavand, nel nord dell’Iran, vicino alla residenza del fratello. Tuttavia, alcuni sostenitori dell’ex presidente, hanno smentito la notizia.
Riflettori puntati sulla Repubblica islamica, in un momento in cui la crisi sul nucleare è ancora apertissima. Su questo si è pronunciato il presidente americano Barack Obama, rispondendo a un supporter di fronte a 900 ospiti radunati in uno showroom di Manhattan: «Nessuno ha annunciato una guerra, signorina», ha risposto il capo della Casa Bianca dopo che un fan gli aveva urlato: «Usi la sua leadership, no alla guerra in Iran». Ma forse alla frase di Obama («nessuna guerra annunciata) sarebbe meglio aggiungere un «non ancora». Riguardo alle minacce a Teheran, il presidente Usa ha precisato: «Credo che il governo di Israele riconosca che, come presidente degli Stati Uniti, non faccio bluff».

E poi: «Io non vado anche in giro a dichiarare esattamente quali siano le mie intenzioni - ha aggiunto - ma credo che sia il governo iraniano che quello israeliano sanno che quando gli Stati Uniti dicono che è inaccettabile che l’Iran abbia armi, vogliamo dire proprio questo».

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