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Israele, il mondo arabo e l'offensiva su Gaza

Dalla Turchia, alla Giordania, fino agli ezbollah libanesi, il mondo arabo dice la sua sul conflitto che vede contrapposti la Striscia di Gaza e Israele.

Mentre le parti cercano di mediare una tregua, il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, è tornato anche oggi ad accusare Israele di "pulizia etnica" nei confronti dei palestinesi. Il numero uno di Ankara - che aspetta di poter schierare sul confini siriano i missili Patriot della Nato - ha sottolineato come il comportamento di Israele calpesti "il diritto internazionale".

Contro Israele, su posizioni ancora più estreme, si è schierato Hassan Nasrallah, leader dei libanesi Ezbollah, che già durante l'operazione Piombo Fuso avevano fornito, nel 2006, aiuto alla Striscia di Gaza. Il numero uno dell'organizzazione militante ha chiesto ai paesi arabi di fornire "più missili alla resistenza palestinese".

Una condanna, rivolta in questo caso al mondo occidentale, è arrivata dagli Emirati Arabi. Lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, in conferenza congiunta con il ministro degli Affari esteri giordano, Nassere Judeh, ha detto che "il Consiglio di sicurezza (dell’Onu, n.d.r) dovrebbe affrontare l’arroganza di Israele e sostenere l’iniziativa di pace araba". Una pace, hanno sottolineato, non si potrà avere "finchè continueranno occupazione e sprezzo delle leggi internazionali e fino a quando gli Usa ed i membri del consiglio di sicurezza mancheranno di agire seriamente rinunciando ad una politica di due pesi e due misure nei confronti dei palestinesi".

Mohammed Deif, il comandante militare di Hamas, è tornato oggi a esortare la reazione dei militanti, sottolineando che "il nemico pagherà caro".

E se già nei giorni scorsi l'organizzazione aveva sottolineato di avere stupito Tel Aviv con la potenza di fuoco dimostrata, oggi ribadisce: "I vostri razzi hanno inflitto ad Israele perdite pesanti.

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