Italia di nuovo in prima linea per la Libia. Gli americani sono pronti al peggio e hanno allertato le loro basi nel nostro Paese ed in Spagna per l'eventuale evacuazione del personale diplomatico dell'ambasciata a Tripoli o in difesa degli interessi Usa minacciati da possibili attacchi dei terroristi. La scorsa settimana temevano addirittura un «golpe fondamentalista islamico» secondo una fonte del Giornale, ma il pericolo, se mai esistito, è superato.
Il personale Usa non indispensabile ha già lasciato il Paese assieme agli inglesi. Si temono attentati, come l'autobomba esplosa il 23 aprile davanti all'ambasciata francese o veri e propri attacchi degli estremisti islamici. Per non farsi prendere alla sprovvista, come lo scorso settembre a Bengasi dove è morto l'ambasciatore americano, sono state allertate la Forza di reazione rapida dei marines e un'unità per le operazioni speciali nelle basi Usa in Spagna e Italia. Lo ha rivelato al Washington Post una fonte anonima del Pentagono.
La base più probabile in stato di massima allerta è la Naval air station di Sigonella, dove sono dislocati i Navy Seal, i distaccamenti dei corpi speciali della Marina che hanno ucciso Osama bin Laden.
Reparti per operazioni speciali da lanciare in Libia se l'ambasciata o interessi strategici Usa venissero attaccati. Non solo: a Sigonella vengono schierati a rotazione anche i Global Hawk, i droni strategici a lungo raggio e armati già utilizzati dopo l'attacco al consolato di Bengasi.
Proprio ieri nel capoluogo della Cirenaica è scoppiata un'autobomba davanti all'ospedale Al Jala. Secondo il vice-ministro dell'interno, Abdallah Massud, «quindici persone sono morte e almeno trenta ferite dall'esplosione».
Il grosso delle truppe d'intervento americane sul fronte libico è composto dalla Forza di reazione rapida dei Marines composta da 500 uomini a Moròn, in Spagna, l'altra probabile base in stato di allerta. L'unità dispone di velivoli di trasporto C 130 per imbarcare gli evacuati e pure l'ibrido aereo-elicottero MV22-Osprey, molto versatile e già utilizzato con successo in Afghanistan.
«Sulla scia di Bengasi abbiamo deciso di porre in stato di allerta queste forze», ha dichiarato la fonte del Washington Post.
La situazione a Tripoli, nelle ultime settimane, era incandescente. Le milizie hanno circondato ministeri importanti come gli Esteri per epurare tutti i funzionari che avevano a che fare con il regime di Gheddafi. I cortei delle forze più moderate si sono scontrati con gli estremisti. Domenica il parlamento libico, su pressione di Misurata e dei Fratelli musulmani, ha approvato la legge sull'isolamento. In pratica una purga simile a quella che decapitò l'Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein favorendo la guerra settaria. La norma entrerà in vigore il 5 giugno e in teoria decimerà il nuovo potere in Libia. Il presidente Mohammed al-Megarif, il primo ministro Ali Zidan, il principale leader politico «liberale», Mahmoud Jibril, oltre che i ministri degli Esteri, della Difesa e altri dicasteri importanti dovrebbero venir estromessi.
«Ci troviamo in una fase giacobina della rivoluzione libica - spiega una fonte diplomatica -. La transizione bloccata porta ad un vuoto di potere, che lascia spazio agli estremisti islamici e ai nostalgici di Gheddafi», con l'obiettivo del caos.www.faustobiloslavo.eu
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