Italiano libero per miracolo Tolto ai rapitori in Nigeria

Stavano già infilandolo dentro un’auto. Autopsia su Lamolinara: trascinato in bagno e freddato con 4 colpi, uno alla testa. I nostri soldati salvano vite, gli inglesi sparano

Italiano libero per miracolo Tolto ai rapitori in Nigeria

Proprio nello stesso giorno in cui Franco Lamolinara veniva ucciso nel corso dell’infelice attacco delle forze speciali britanniche e nigeriane a Sokoto c’è mancato poco che un altro italiano venisse sequestrato in Nigeria. Solo ieri si è saputo che la giornata di giovedì scorso poteva essere due volte infausta: teatro di questo sventato rapimento è stato stavolta l’estremo sud del Paese africano, nella regione del delta del fiume Niger. Renzo Galvagni, che da tempo lavora per una società locale, viaggiava in auto nella città di Asaba quando un commando ha bloccato la sua Toyota Hilux e ha cercato di costringerlo a salire su un’altra vettura. Fortunatamente alcune persone hanno assistito all’aggressione e hanno avvertito la polizia. Il rapido intervento degli agenti ha costretto i rapitori a desistere e a darsi alla fuga. Uno di loro, però, è stato arrestato il giorno dopo e il portavoce della polizia nigeriana ha affermato che questa persona ha fatto i nomi dei suoi complici, che sono attivamente ricercati.

Si tira dunque un sospiro di sollievo per questo scampato pericolo, ma ieri è stata la triste giornata del rientro in patria della salma del meno fortunato Franco Lamolinara, mentre continua la ricostruzione dei fatti che hanno portato alla drammatica uccisione sua e del suo compagno di sventura, il britannico Chris MacManus. Dagli interrogatori condotti dalla polizia segreta nigeriana sugli otto rapitori sopravvissuti al fatale attacco di Sokoto emerge che gli stessi sequestratori si sono assunti la responsabilità dell’uccisione a sangue freddo dei loro ostaggi. Non si tratterebbe di membri dell’organizzazione terroristica Boko Haram, ma di un gruppo ad essa contiguo.

«Li abbiamo uccisi noi - avrebbe detto uno degli interrogati - quando ci siamo accorti che le forze di sicurezza stavano arrivando. Così ci era stato ordinato». E da una donna di nome Hauwa, moglie di un custode dello stabile dove si è svolta la tragedia, sono arrivati altri particolari: Lamolinara e MacManus sarebbero stati uccisi con colpi di arma da fuoco dopo essere stati sospinti nel bagno dell’appartamento-prigione dai loro guardiani. Hauwa è forse l’ultima persona che li ha visti vivi. «Erano tutti nel salone quando le mura hanno tremato per un’esplosione - ha spiegato la donna, il cui marito è morto nella sparatoria - . Due dei sequestratori sono stati uccisi dai proiettili penetrati nella stanza. Quando il fuoco si è intensificato due uomini hanno sospinto gli ostaggi nel bagno. Ho sentito dei colpi e sono fuggita, non so come ho fatto a sopravvivere».

L’autopsia condotta ieri pomeriggio a Roma sul corpo di Lamolinara sembra confermare una brutale esecuzione: secondo il medico legale Giancarlo Arbarello l’uomo è stato raggiunto da quattro proiettili sparati da armi a canna lunga, uno dei quali alla testa, che gli è stato fatale.

La custode ha anche detto che Lamolinara e MacManus si trovavano da dicembre nel covo di Sokoto, ipotesi che conferma le indiscrezioni secondo cui dal 12 maggio 2011, giorno del rapimento, gli ostaggi siano stati trasferiti in diverse località della Nigeria e rivenduti più volte prima di finire in mano agli ultimi sequestratori.

Altri particolari che stanno emergendo dalle indagini riguardano lo svolgimento del blitz.

Due giorni prima dell’attacco a Sokoto, un altro attacco simile era stato condotto nella città di Zaria, nel corso del quale era stato arrestato Abu Muhammad, capo del gruppo responsabile del rapimento, insieme con altri quattro suoi complici. Ora si ipotizza che da quella casa nel corso del blitz sia partita una telefonata che avrebbe messo sull’avviso i carcerieri a Sokoto.

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