Il braccio di ferro fra Papa Francesco e il Premio Nobel per la Pace Barack Obama continua. E richiama alla mente quello tra Karol Wojtyla e Bush junior nel 2003. In quell'occasione ebbe la meglio il presidente americano che attaccò l'Iraq in una guerra che Giovanni Paolo II voleva evitare a tutti i costi. Ma richiama alla memoria anche lo scontro tra Pio XII e Stalin che, alla conferenza di Yalta, avrebbe domandato: «Quante divisioni ha il Papa?», rispondendo al primo ministro britannico Churchill che gli faceva notare di tener conto della posizione del Vaticano.
Ora, Papa Bergoglio vorrebbe evitare a tutti i costi un attacco militare in Siria. E il pressing del Pontefice non si arresta. Il grido di pace contenuto nella lettera indirizzata a Vladimir Putin e ai potenti del mondo riuniti a San Pietroburgo per il G20 è rimasto in parte inascoltato. Di certo il Papa ha portato al centro delle discussioni del summit la questione siriana, ma nessun accenno nel documento finale. Ad accogliere l'appello sono stati il presidente russo e il premier italiano Enrico Letta. Nessuna risposta, invece, da parte della Casa Bianca. «Non dobbiamo dimenticare il messaggio del Pontefice, che si è espresso apertamente sull'inammissibilità dell'azione militare», ha detto Putin.
Dalla diplomazia alla forza della preghiera. Oggi Francesco tenta una nuova strategia: quella della mobilitazione di massa, in piazza San Pietro. Fioccano le adesioni alla Giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio oriente e nel mondo intero (questo il titolo esatto) che si tiene questa sera, a partire dalle 18.30. Più di un italiano su quattro aderisce all'iniziativa secondo un sondaggio dell'Istituto Swg. Movimenti, gruppi parrocchiali, associazioni, scout, famiglie e «semplici» fedeli: l'esercito della pace scende in piazza. Da Emergency a Terre des Hommes, dai Papaboys fino alla maratona no-stop di 24 ore al Centro internazionale San Lorenzo. A Loreto si svolge una processione mariana mentre ad Assisi un'enorme bandiera della pace con i colori dell'arcobaleno accompagna una marcia silenziosa. Ad Arezzo una fiaccolata, e a Napoli, il Teatro San Carlo intonerà una preghiera sulle note di Mozart e Schubert. La bandiera della pace sventolerà in tutte le sedi della Cgil e anche l'Ospedale Bambino Gesù aderisce all'appello del Papa. No alla guerra in Siria anche da parte del Patriarca ortodosso Bartolomeo I che appoggia il Pontefice, e il Patriarca dei Melchiti, la più importante chiesa cattolica siriana, ha invitato i fedeli a partecipare alla giornata di digiuno e preghiera. Non ci saranno invece i lefebvriani ma organizzeranno un'ora di adorazione in tutte le loro sedi italiane.
Francesco è tornato sul tema della pace in Siria anche durante l'udienza, ieri mattina in Vaticano, con il presidente della Bolivia, Evo Morales. «Si è parlato della situazione internazionale e, specialmente, della promozione della pace in Siria e in Medio Oriente», ha riferito una nota vaticana. L'offensiva di Papa Francesco dunque procede senza sosta e con tutti i mezzi. Con l'hashtag #prayforpeace su Twitter ha subito scatenato la Rete. E nel giro di poco i due cinguettii del Papa hanno fatto il giro del mondo. «La pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l'umanità», ha scritto.
Poi un nuovo appello: «Cari giovani, pregate insieme a me per la pace nel mondo». E chissà che la potenza social di Papa Francesco non riesca a fermare le intenzioni bellicose del Premio Nobel per la Pace, Barack Obama.
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