L'Australia ferma la legge sui matrimoni dei gay

Matrimoni tra omosessuali? Sì, anzi come non detto: no. Sono rimasti molto delusi ma hanno già annunciato che non si daranno per vinti i promotori della legge che autorizzava le cosiddette «nozze gay» nel piccolo Territorio australiano della Capitale (in sigla Act, in pratica nella sola Canberra) e che si sono visti cancellare ufficialmente la legalizzazione da un pronunciamento dell'Alta Corte federale.
Ventisette coppie gay e lesbiche, che nel corso di una pubblica cerimonia seguita con molta enfasi dai media si erano scambiate già l'anello, sono rimaste beffate: i loro matrimoni, celebrati dopo l'entrata in vigore dell'apposita legge locale che li equiparava a quelli tra persone di sesso diverso, non sono infatti più validi. E quella legge è rimasta in vigore sei giorni in tutto.
È questo l'effetto del ricorso che era stato presentato dal governo nazionale, guidato dal premier conservatore Tony Abbott. La Corte ha stabilito che in base alla Costituzione australiana il Territorio della Capitale non può legiferare in concorrenza con la legge federale sul matrimonio, che risale al 1961. E ha confermato all'unanimità che in Australia possono convolare legalmente a nozze soltanto un uomo e una donna.
La tesi piuttosto speciosa del governo locale dell'Act secondo cui non vi sarebbe stato contrasto con la norma nazionale ma soltanto una norma parallela è stata respinta. Essa si basava sul fatto che la legislazione federale non esclude esplicitamente l'unione fra coppie dello stesso sesso. Ma la Corte federale non ha avuto dubbi e ha stabilito che l'obiettivo della legge dell'Act era proprio quello di «sancire l'uguaglianza dei matrimoni tra coppie dello stesso sesso e non di adottare una qualche forma di relazione differente dalla relazione matrimoniale che la legge riconosce».
La questione delle «nozze gay» è sentita in modo particolare dal premier Abbott, che ne è notoriamente un oppositore e che aveva avvertito in anticipo le coppie che si erano sposate nei giorni scorsi del rischio che correvano. Abbott ha una sorella lesbica di nome Christine Forster, che ha reso pubblica la sua intenzione di sposarsi con la sua attuale partner Virginia Edwards. Il premier insiste sul fatto che le faccende della sua famiglia non hanno alcuna influenza sulle sue convinzioni personali e politiche: per lui il matrimonio può essere unicamente un impegno preso tra un uomo e una donna.
Questo non toglie, ha detto anche Abbott, che lui simpatizzi per Christine e Virginia, alle quali «auguro ogni bene, e se ci sarà una cerimonia di qualche tipo io ci sarò e porterò un regalo». Affermazione che ben si collega con quanto tra l'altro stabilito ieri dalla Corte federale rispetto alle unioni omosessuali non matrimoniali, che sono già riconosciute da diversi Stati australiani: nessun ostacolo per questi diversi tipi di riconoscimento.
Come si diceva all'inizio, comunque, i sostenitori delle «nozze gay» in Australia non demorderanno. Il partito dei verdi ha annunciato la presentazione in Parlamento di un disegno di legge ad hoc. «Abbiamo perso una battaglia ma vinceremo la guerra - ha detto la leader ecologista Christine Milne -.

L'amore vincerà e questo avverrà nel Parlamento federale». Questo perché nel verdetto dell'Alta Corte viene ricordato che il Parlamento ha il potere costituzionale di introdurre una legge nazionale che ammetta i matrimoni tra omosessuali.

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