Nessuno dei duellanti è davvero un liberale

L'attuale presidente è però molto più statalistico del suo rivale

Il migliore programma di ogni politico è ciò che egli ha fatto in precedenza.

In questo senso, se Barack Obama si presenta alle elezioni con un bilancio economico che interpreta tutto quello che un liberale non vorrebbe, lo stesso Mitt Romney è lontano dall'avere un curriculum soddisfacente. Come spesso è stato sottolineato, la riforma sanitaria di Obama fu ampiamente anticipata dal repubblicano quando questi era governatore del Massachusetts.

Tutto ciò è vero, ma non basta. Bisogna infatti tenere presente che la base elettorale su cui poggia il candidato repubblicano lo spinge a rigettare molte delle riforme socialiste introdotte negli ultimi quattro anni. Per giunta, quello che si propone è una riduzione di tassazione e regolazione, così da favorire la piccola e media impresa.

Le ricette di Obama sono tutte, come si suol dire, top-down (muovendo dall'alto verso il basso). Ai suoi occhi è lo Stato che deve finanziare l'istruzione, la ricerca, le infrastrutture. I suoi consiglieri sono keynesiani e pensano che senza stimoli pubblici l'economia non si rimetterà in moto. Spesa pubblica e alta tassazione sono parti essenziali di questo programma. Al contrario, Romney predilige uno schema bottom-up (dal basso verso l'alto), che si propone di liberare gli intralci sulla strada di chi lavora.

Il candidato mormone si fa insomma interprete, come ha scritto Alberto Alesina, di una «classe media moderata che vorrebbe ristabilire quell'eccezionalismo americano basato su tasse relativamente basse, su un governo leggero e su un welfare snello e meno distorsivo». Ma tutto ciò viene meno se la spesa pubblica raggiunge livelli europei. Tanto più che il presidente attuale intende affrontare il debito colpendo quanti guadagnano più di 250 mila dollari l'anno, mentre Romney vuole in primo luogo tagliare le spese federali: passando dal 24% al 20% del Pil.

Oggi l'economia non cresce e questo mina in profondità la fiducia di tutti, affondando l'American Dream.

Gli sfidanti avanzano progetti contrastanti: l'uno puntando su maggiori prelievi per il mitico 1% della popolazione; l'altro insistendo sul fatto che il Paese deve tornare a essere una terra di opportunità, con una presenza limitata dei poteri pubblici. Tra poche ore sapremo quanto di quel mondo sopravvive ancora oggi.

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