L'Olanda vota per non mandare in fumo la «tripla A»

AmsterdamSenza governo da cinque mesi. Caduto per mano del leader xenofobo Geert Wilders, che lo scorso aprile ha ritirato il suo appoggio all'esecutivo a causa di una finanziaria da 16 miliardi di tagli e con una legge sul commercio di cannabis che dal 2013 rischia di mettere in ginocchio buona parte del turismo, l'Olanda domani prova a uscire dallo stallo in cui si ritrova. Voto anticipato necessario, anche per dare un segnale ai mercati, ha spiegato il premier uscente, il conservatore Mark Rutte.
La caduta dell'esecutivo ha infatti riaperto il dibattito sulla tripla A, messa a rischio dai cinque mesi di transizione e inattività. E se i politici olandesi temono di perdere il prestigioso vessillo, i commercianti e buona parte dell'opinione pubblica chiedono pure di preservare la libertà di commercio di marijuana nel terzo Paese più democratico del mondo (secondo una classifica stilata dall'Economist nel 2007).
Una legge nata male, per i laburisti, favoriti, che dicono chiaramente di volerla cancellare. Dopo un periodo di rodaggio nelle province del sud (dal 1° gennaio 2013), il divieto di turismo da cannabis sarebbe esteso a tutto il Paese. Anche molti sindaci e consigli cittadini sono dichiaratamente contrari, e l'inizio del test è già stato posticipato. Ad Amsterdam, divieto in vigore dal 2013.
La legge approvata dall'esecutivo uscente, guidato da Rutte, sembra davvero non piacere a nessuno. «Per fumare all'interno dei locali bisognerà essere soci del coffee shop: per diventarlo servirà dimostrare di risiedere in Olanda», dice il testo. I segretari di partito rincorrono come possono l'agenda economica: non avendo la possibilità di stringere alleanze preventive, dunque di fare promesse in merito, la cannabis è uno dei temi più dibattuti in tv e sui giornali. Modificare il testo che vieta l'ingresso agli «stranieri» nei coffee shop sarà uno dei primi impegni della coalizione di governo.
Il Labour (PvdA) è in ascesa. Come dice il suo leader, Diederick Samsom, «mercoledì vedremo con chi governeremo. Ci dovrà essere per forza una coalizione. Dal giorno dopo lavoreremo con tutti, nessuno escluso, per salvare l'euro a tutti i costi». La sua ricetta è premiata dai sondaggi - secondo il Telegraaf il labour ha appaiato i liberali di Rutte - ed è la seguente: più crescita, meno austerity, rispetto per i coltivatori di marijuana e apertura ai clienti stranieri. Dovrà forse convivere anche con i socialisti di Emile Roemer, che si oppongono duramente ai tagli alla spesa. Mentre i liberal-conservatori, in caduta, se la prendono con l'ex alleato Wilders a cui attribuiscono il rischio declassamento.
Il Tesoro olandese ha infatti emesso titoli di Stato per 2,5 miliardi con rendimenti negativi. E, anche se il rating è rimasto AAA (insieme con Germania e Lussemburgo), l'outlook è passato da stabile a negativo. Wilders cavalca così una nuova paura: dopo l'islamofobia con cui ha condito la scorsa campagna, risultata vincente, a inizio luglio ha aperto i giochi della propaganda chiedendo un referendum per uscire da Eurolandia: «Loro Bruxelles, Noi Olanda».
Le legislative, spiega il leader del Pvv, saranno un «voto su Bruxelles» e sull'euro. Ma nell'immediato la priorità del governo sembra la modifica della legge sui coffee shop, che prosciugherebbe parte del bacino turistico.

Nel 2008 il debito pubblico olandese era di circa 348 miliardi di euro, nel 2011 ha superato i 392. Domani i 150 parlamentari, e la futura maggioranza tutta ancora da organizzare, saranno scelti anche sulla base dello slogan: «Non mandare il tuo voto in fumo».

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