L'ultima grande fuga da Alcatraz

L'11 giugno del 1962 tre detenuti riuscirono a evadere dalla fortezza realizzata su un isolotto nella baia di San Francisco. Di loro non si ebbe più traccia e ancora oggi non si sa se affogarono o toccarono terra sani e salvi

L'ultima grande fuga da Alcatraz

Per mesi rubarono senza farsi accorgere dalle guardie, materiale per costruire tre manichini completi di teste da infilare nei loro letti, dei raschietti per allargare i condotti di ventilazione e una zattera. E l'11 giugno del 1962 i tre detenuti misero in atto l'audace piano per evadere dalla più celebre prigione al mondo: Alcatraz. La polizia si mise subito sulle loro tracce ma, a parte alcuni relitti trovati in mare, di loro non si ebbe mai più traccia. E da cinquant'anni ancora si discute se siano riusciti davvero a scappare oppure morti nel tentativo di fuga. E per non sbagliarsi gli americani sopra ci fecero anche alcuni film.
Alcatraz è isoletta di appena 85mila metri quadrati di dura roccia, per questo chiamata anche «the rock», nella baia di San Francisco, a due chilometri dalla costa. Deve il suo nome a una particolare tipo di uccello, molto simile al gabbiano, unico «residente» trovato sullo scoglio quando nel 1850 venne realizzato un faro. La seconda costruzione fu poi nel 1909 un carcere che per un solo anno tra il '33 e il '34 fu riservato a detenuti militari. Tradizionalmente vi finivano non tanto i detenuti più pericolosi ma quelli più abili nel concepire e realizzare clamorose evasioni da altre galere americane. La permanenza in celle singole per 23 ore al giorno, la stretta sorveglianza e il braccio di mare pieno di correnti, avrebbero dovuto rendere impossibile qualsiasi tentativo di fuga.
Il carcere rimase poi in attività fino al 1963 quando venne chiuso a causa dei suoi costi proibitivi poiché ogni cosa, dal cibo ai vestiti, dall'acqua potabile ai medicinali, doveva essere portato via mare. Tanto che qualcuno sostenne che se i detenuti fossero stati ospitati in qualche lussuoso albergo, sarebbero costati meno al contribuente. Da qualche anno comunque Alcatraz è stato nuovamente aperto, ma ai turisti e attraverso visite guidate, e oggi è gestito dal National Park Service e fa parte della Golden Gate National Recreation Area.
Oltre ai costi, non fu forse estraneo alla decisione di chiudere la struttura il fatto che la fortezza si rivelò non propriamente inviolabile. Il primo a tentare l'evasione fu Joseph Bowers nel '36, ma il detenuto fu ucciso dalle guardie, mentre l'anno dopo Theodore Cole e Ralph Roe riuscirono a scappare. Roe fu rintracciato in Sudamerica quattro anni dopo e ha sempre sostenuto che il compagno di evasione era morto. Nel 1938 finirono male i tentativi di Thomas Limerick, ucciso dagli agenti penitenziari, e di James Lucas e Rufus Franklin, bloccati e condannati all'ergastolo. Nel 39 tentarono la fuga in cinque: due furono uccisi, tre ripresi. Nel 1943 ci provarono in sette e anche questa volta finì nel sangue, cinque morirono e due tornarono in cella. Il 16 dicembre del 1962 Darl Parker e John Paul Scott sgusciarono tra le sbarre di una finestra delle cucine: il primo fu preso subito, il secondo trovò la polizia ad attenderlo sul molo di San Francisco.
Ma l'evasione della storia fu quella organizzata da Frank Lee Morris e da John e Clarence Anglin. Nato a Washington nel 1926 Morris, mente del colpo, fu probabilmente abbandonato alla nascita dai genitori e passò la maggior parte della sua infanzia presso diverse famiglie. A 13 anni fu accusato di furti e successivamente arrestato per possesso di droga e rapine a mano armata. Rinchiuso ad Atlanta conobbe i fratelli Anglin, John e Clarence nati a Donalsonville in Georgia, rispettivamente nel 1930 e nel 1931. Insieme a un terzo fratello Alfred, a vent'anni si misero a rapinare banche e nel 1956 furono arrestati. Morris e gli Anglin famigliarizzarono immediatamente e altrettanto in fretta progettarono un tentativo di evasione che però fallì. Dopo di che i tre furono separati, salvo ritrovarsi ad Alcatraz dove arrivarono uno dopo l'altro tra ottobre 1960 e gennaio 1961.
Appena ricomposto, il terzetto iniziò a elaborare un nuovo piano di evasione che via via prese la forma definitiva. I tre avrebbero usato dei raschietti per allargare i condotti di areazione e uscire dalla fortezza. Per non fare scoprire subito la loro assenza, e avere così il tempo di percorrere i cunicoli, avrebbero messo dei fantocci con tanto di testa sulle brande. Una volta all'esterno avrebbero recuperato la zattera assemblata in gran segreto e preso il largo. I tre lavorano per due anni al progetto, rubacchiando il materiale necessario per realizzarlo. E l'11 giugno 1962, il piano andrò in porto esattamente come era stato concepito, eccezion fatta per il quarto evaso, Allen West, che all'ultimo momento non riuscì a unirsi ai complici.
La mattina seguente gli agenti di custodia ritrovarono le teste finte nelle brande dei prigionieri e fu dato l'allarme. Il Federal bureau of investigation condusse una delle più grandi cacce all'uomo della storia ma fu solo in grado di trovare sulla spiaggia alcuni resti della zattera, salvagenti e una borsetta impermeabile con gli oggetti personali di Clarence Anglin. Dopo 17 anni di indagini, il 31 dicembre 1979 l'Fbi dichiarò ufficialmente chiuso il caso, non essendoci alcuna prova che i tre uomini fossero ancora vivi.


La clamorosa vicenda e l'incertezza sulla sorte degli evasi destò un enorme clamore nel Paese tanto che nel 1979 ne fu tratto un film, con Eastwood nella parte dell'audace Morris, Fred Ward e Jack Thibeau rispettivamente John e Clarence Anglin. Anche la pellicola si chiude con i tre che prendono il largo tra i flutti, senza azzardare ipotesi sulla loro sorte che da cinquant'anni rimane un misero.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica