Tel Aviv - Congratulazioni e auguri a Barack Obama sono arrivati da tutto il mondo. Tra le dichiarazioni più forti, quelle di leader mondiali che chiedono al presidente americano rieletto nuove iniziative per una regione, il Medio Oriente, che nei quattro anni del suo mandato ha subito trasformazioni senza precedenti a causa delle rivolte arabe, ha assistito allo stallo sempre più profondo dei colloqui di pace tra israeliani e palestinesi, si sente minacciata dal programma nucleare iraniano.
Tra i primi a congratularsi con Obama c'è stato Benjamin Netanyahu, quel primo ministro israeliano che sulla strada da seguire con Teheran ha più volte avuto da ridire con Washington. Nonostante le relazioni difficili tra lui e il presidente americano, il premier sa di dover fare affidamento nei prossimi quattro anni sul sostegno del più robusto alleato d'Israele, soprattutto per quanto riguarda l'Iran. Anche per questo, ieri, ha dovuto chiedere il silenzio ai propri ministri. Per mesi, la stampa locale ha insistito sul fatto che Netanyahu avrebbe preferito vedere il repubblicano Mitt Romney alla Casa Bianca. Non soltanto lui. Alcuni deputati del suo partito, il Likud, ieri hanno fatto dichiarazioni non proprio concilianti nei confronti del presidente rieletto ("Israle non può fidarsi di Obama", ha scritto su Twitter il deputato Danny Danon) tanto che Netanyahu è dovuto intevenire chiedendo ai minsitri di non fare dichiarazioni su Obama senza prima coordinarsi con il suo ufficio.
Anche da parte palestinese c'è stata freddezza nei confronti della rielezione di Obama. Il presidente americano, nel giugno 2009, a pochi mesi dalla sua elezione, in uno storico discorso al mondo arabo-musulmano al Cairo aveva promesso di lavorare per la creazione di uno Stato palestinese. Nonostante l'ottimismo mostrato ieri dall'inviato per il Quartetto, Tony Blair, che ha detto alla Cnn da Gerusalemme di vedere un'opportunità per la pace nella rielezione di Obama, consiglieri del rais palestinese Mahmoud Abbas hanno invece fatto notare come in quattro anni non ci siano stati progressi nei colloqui. Anche la Lega araba chiede al presidente Obama di mantenere le promesse fatte. Il segretario generale, Nabil Al Araby, ha ricordato che un presidente americano nel suo secondo mandato ha maggiore potere di portare a termine missioni difficili. Tra queste, c'è la soluzione della crisi siriana. Nel congratularsi con Obama, ieri il premier britannico David Cameron, in visita in Giordania ai campi profughi siriani, ha detto che la prima questione che affronterà con il collega sarà proprio la Siria. Anche il presidente russo Vladimir Putin, da mesi in scontro con l'America proprio sulla crisi siriana, ha inviato un telegramma di congratulazioni al collega americano, mentre nuovi leader arabi come l'egiziano Mohammed Morsi auspicano quattro anni di collaborazione con la nuova Amministrazione.
Se i leader del Medio Oriente chiedono a Obama, tra un augurio e una congratulazione, di sostenere le aspirazioni democratiche della regione, fermare massacri, riavviare negoziati e arginare velleità nucleari, i capi di Stato e di governo europei hanno una sola questione in mente: la crisi economica.
Il presidente francese François Hollande vuole lavorare assieme a Washington per "favorire la crescita economica dei nostri Paesi"; la cancelliera tedesca Angela Merkel, riprendendo i vertici di Bruxelles, spera di affrontate "fianco a fianco" le grandi sfide mondiali, tra cui quella ecnomica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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