Occhi e parole puntate sulle principali aree di crisi e spine nel fianco del momento: Siria, Iran e le violenze nel mondo arabo. Su questo si è incentrato il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama davanti alla sessione inaugurale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Obama, nel pieno della campagna elettorale per la Casa Bianca, ha sottolineato che il regime di Bashar al Assad «deve finire, in modo che il popolo siriano possa iniziare una nuova alba», aggiungendo che appoggerà «sanzioni e conseguenze» nel caso in cui non ci fosse una transizione nel paese.
Il presidente Usa ha anche avvertito l'Iran, dopo averlo accusato di appoggiare una «dittatura a Damasco» e di sostenere gruppi terroristici all'estero, sul suo programma nucleare: «Gli Stati Uniti restano impegnati per una soluzione diplomatica, ma il tempo non è illimitato». «Rispettiamo il diritto degli Stati di accedere al nucleare per uso civile, ma uno degli scopi delle Nazioni Unite è vigilare che si sfrutti quel potere per la pace. Un Iran dotato dell'arma nucleare non è una sfida che si può tollerare: minaccerebbe la sicurezza di Israele, la sicurezza degli Stati del Golfo e la stabilità dell'economia globale. Rischierebbe di scatenare una corsa al riarmo nucleare nella regione, metterebbe a rischio il Trattato di Non Proliferazione. Ed ecco perché gli Stati Uniti faranno ciò che è necessario per impedire all'Iran di avere l'arma nucleare». Parole dure, chiaramente dirette ad alleviare i dubbi israeliani sulla determinazione di Washington a passare dalle parole ai fatti con Teheran. Ma Obama si è spinto fino a minacciare, come vorrebbe il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, una chiara «linea di non ritorno» che, se varcata, comporterebbe l'attacco militare a Teheran. Ma quello del presidente sembra un discorso ai sordi. In attesa del discorso di Mahmud Ahmadinejah oggi all'Onu, il presidente iraniano ha attaccato le sanzioni comminate al suo Paese da Usa, Gran Bretagna e Francia, definite «un sacrilegio» contro l'islam. E gli occhi sono tutti puntati sull'intervento di oggi.
Intanto Obama non ha mancato di riferirsi alle recenti violenze che hanno scosso il mondo arabo che sono costate la vita tra gli altri all'ambasciatore americano in Libia Chris Stevens. I recenti attacchi contro gli Usa in Libia e in altri Paesi «sono stati un'aggressione agli ideali stessi su cui l'Onu è stata fondata». E ancora: «Oggi possiamo dire che il nostro futuro sarà determinato da gente come Chris Stevens e non dai suoi assassini».
E sul film che ha fatto esplodere gli scontri: «Abbiamo visto questo video odioso che ha creato scandalo nel mondo musulmano: quel messaggio va respinto, gli Stati uniti sono contrari.
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