Perfino Bergoglio è stato intercettato dagli americani

Perfino Bergoglio è stato intercettato dagli americani

Un Papa spiato e controllato. Un Papa sorvegliato fin da quando era un semplice vescovo «alla fine del mondo». Un Papa anzi due Papi, perché di mezzo c'è pure Benedetto XVI dimessosi a fine febbraio, vittime degli intrighi della National Security Agency. A ipotizzarlo nel numero in edicola oggi è il settimanale Panorama. L'ipotesi trasformerebbe in bagatelle tutti i precedenti scoop sulle origliate americane ai danni del cancelliere tedesco Angela Merkel e del presidente francese François Hollande. La tesi parte da un vecchio dossier di Wikileaks che rivelava l'«interesse» dell'intelligence americana per monsignor Bergoglio sin da quand'era vescovo di Buenos Aires. La deduzione successiva scaturisce dall'analisi delle 46 milioni di telefonate monitorate dalla National Security agency all'interno dei confini italiani tra il 10 dicembre 2012 e l'8 gennaio 2013. Tra quei dati vi sarebbero, secondo Panorama, anche le comunicazioni intercorse con lo Stato del Vaticano. Il proseguimento di quelle stesse intercettazioni avrebbe consentito all'Nsa di ascoltare le telefonate tra i cardinali durante il conclave conclusosi con la nomina di Jorge Mario Bergoglio.
Ma se l'ex vescovo di Buenos Aires era già nella lista dei «sorvegliati» allora il suo telefono potrebbe essere stato monitorato anche dopo la nomina al soglio pontificio. E se un numero di utenze vaticane è tra quelle tenute d'occhio tra il 10 dicembre e l'8 gennaio allora anche Joseph Ratzinger, il pontefice rimasto in carica fino alle dimissioni del 28 febbraio, può esser caduto nella rete della National Security Agency. Le telefonate vaticane e quelle sulle utenze italiane di vescovi e cardinali tracciate dalla Nsa sarebbero state classificate, secondo Panorama, in quattro categorie: «Leadership intentions» (intenzioni dei leaders), «Threats to financial system» (minacce al sistema finanziario), «Foreign Policy Objectives» (Obbiettivi di politica estera), «Human Rights» (Diritti Umani). Il capitolo sulle minacce al sistema finanziario renderebbe plausibile anche il monitoraggio delle chiamate intercorse durante la scelta del nuovo presidente dello Ior, il tedesco Ernst von Freyberg.
Per ora padre Federico Lombardi, direttore della sede stampa vaticana, non sembra intenzionato a dar molto peso alle rivelazioni: «Non ci risulta nulla su questo tema e in ogni caso - taglia corto – non abbiamo alcuna preoccupazione in merito». E la Nsa in serata ha smentito tutto: «Mai avuto il Vaticano come obiettivo». Confermate o meno, le rivelazioni di Panorama sulle possibili intrusioni americane in Vaticano rischiano di rendere ancora più impenetrabile il polverone sollevato dalla vicenda Datagate. E a trasformarlo in un inestricabile gioco di illazioni dove in mancanza di prove risulta vero tutto e il contrario di tutto. I primi a guadagnarci sarebbero Barack Obama e i vertici dell'intelligence americana. Il presidente farebbe capire - proseguendo sulla linea adottata con Angela Merkel - di aver compreso solo nelle ultime settimane la vastità e la capillarità dei controlli ordinati dai propri 007. I capi dell'intelligence potrebbero allinearsi – invece - alla tesi del generale Keith Alexander, capo dell'Nsa secondo cui tutti i dati erano raccolti in piena collaborazione con i partner europei. Origliare il Papa, insomma non sarebbe stato possibile senza il concorso o l'assenso dell'intelligence italiana. Le spiatine ai danni di François Hollande e Angela Merkel non sarebbero potute avvenire senza l'accesso alle strutture, ai centri d'ascolto e alle informazioni messe in comune da Parigi e Berlino. Tesi spregiudicate, ma funzionali rilanciate, non a caso, alla vigilia degli incontri di Washington in cui la delegazione tedesca - incaricata di far luce sulle intercettazioni ai danni della Merkel - ha incontrato il consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice e il direttore dell'Intelligence James Clapper. Tesi destinate a confrontarsi con l'opacità di un mondo dello spionaggio dove non esistono, per definizione, verità assolute, ma interessi strategici.


E nella sfera dell'interesse rientrano le parole di ieri del generale Alexander secondo cui «non è mai accaduto che la Nsa si infiltrasse nei server di Google e Yahoo». Precisazione indispensabile per garantire la credibilità globale di due super imprese americane su cui transitano i dati dei cittadini di tutto il pianeta.

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