Anders Breivik era partito con idee ancora più ambiziose. Il macellaio di Oslo e Utoya voleva infatti utilizzare non una ma tre autobombe. Poi, una volta raggiunta l’isola ospite del campo estivo dei giovani laburisti, l’obiettivo - oltre ad ammazzare «tutti» i circa 600 partecipanti - era quello di «decapitare» l’ex primo ministro norvegese Gro Harlem Bruntland e «filmare» tutto quanto. L’orrore insomma non conosce fine. Breivik, che ieri, su richiesta del suo avvocato Geir Lippestad, ha rinunciato all’ormai tradizionale pugno chiuso, ha raccontato di non essere riuscito a portare a termine il piano d’attacco multiplo solo perché la costruzione delle bombe si è rivelata «più complessa» del previsto. In caso contrario avrebbe colpito, oltre al quartiere dei ministeri (e tanto per essere chiari, l’intenzione era di era «uccidere tutto il governo norvegese, compreso il primo ministro»), anche la sede del partito laburista e il palazzo reale. Il passaggio peggiore deve però ancora arrivare. Primo: decapitare Bruntland seguendo l’esempio dei militanti di «Al Qaida».
Ecco dunque spiegato il coltellaccio e la baionetta che Breivik si era portato appresso quel 22 luglio. Ma non è finita. Lo stragista ha infatti spiegato che voleva uccidere tutti i presenti sull’isola usando il lago come «arma di distruzione di massa». Banalmente: voleva vederli annegare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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