Poco sesso e tanta frustrazione Così è nata la primavera araba

Lo sostiene uno studioso franco-tunisino: la repressione sessuale avrebbe scatenato la rivolta, non a caso sostenuta da molti giovani

Poco sesso e tanta frustrazione Così è nata la primavera araba

Nei giorni in cui le piazze arabe sognavano la rivoluzione, nei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente non ci sarebbe stata soltanto una liberazione politica, ma anche sessuale.

Lo sostiene Mathieu Guidère, esperto d'islam all'univiersità di Tolosa e consigliere del governo di Parigi. Nel suo libro pubblicato a maggio in Francia - Sesso e Sharia - il professore racconta come, nell'euforia delle trasformazioni politiche, il mondo e i mass media si siano persi un'importante rivoluzione sessuale. Tra il 2011 e il 2012, mentre cadevano antichi dittatori e polverosi regimi, un'intera generazione si liberava dalle frustrazioni sessuali dei padri e delle madri in Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Yemen. Se il mondo si fosse reso conto in tempo anche di questo aspetto della rivolta, la faccia delle primavere arabe sarebbe potuta essere diversa, ha detto Guidère alla Radio svizzera.

Dopo un viaggio tra il 2011 e il 2012 per le strade delle città arabe in rivolta, l'autore si accorge che all'origine del dissenso non ci sarebbero soltanto la frustrazione economica e politica, ma anche decenni di frustrazione e segregazione sessuali. I regimi dittatoriali che si proclamavano laici nel controllare tutti gli aspetti della vita del cittadino ne controllavano anche la sessualità: con nozze prestabilite dalle famiglie, leggi conservatrici, rovina sociale per le donne in caso di sesso fuori dal vincolo del matrimonio, difficoltà di relazioni tra maschie e femmine oltre al circolo familiare. Il lato oscuro di midan Tahrir al Cairo, con la catena di molestie contro le donne che ha contaminato la piazza della rivolta, sarebbe per Guidère legato anche all'esplosione violenta di antiche repressioni.

Se i mass media non si sono accorti dell'altra rivoluzione, c'è chi invece ha capito molto velocemente quello che stava accadendo nelle strade. Davanti a una ribellione che oltre a trasformare i palazzi del potere stava cambiando anche i costumi dei giovani, i nuovi regimi religiosi in Egitto e Tunisia hanno reagito «etichettando» in maniera islamica le nuove aperture. Così, ha raccontato ai giornalisti il professore, dal 2012 in poi sulle tv e forum in Internet si sono moltiplicati i teologi impegnati a dare istruzioni a volte al limite del ridicolo su matrimoni, masturbazione, pratiche sessuali. A colpi di fatwa hanno incasellato il rilassarsi dei costumi sotto i precetti islamici, dando il loro assenso in alcuni casi a matrimoni a tempo (l'idea è: fallo pure, ma seguendo le regole religiose). L'applicazione più estrema di questa controriforma sessuale sarebbe secondo l'autore il video in cui il leader di Boko Haram in Nigeria spiega di voler «liberare» le studentesse cristiane attraverso la conversione e il matrimonio.

L'aspetto «sessuale» della rivoluzione era in costruzione da anni, spiega al Giornale Olivier Roy, specialista di islam e professore allo European University Institute di Firenze. La primavera araba, infatti, nasce con una generazione «diversa da quella dei genitori: i giovani sono più educati, si sposano più tardi, hanno meno figli, le relazioni sessuali sono più egalitarie visto che le unioni sono tra coetanei mentre un tempo tra l'uomo e la donna c'erano decenni di differenza, molti vivono da soli, viaggiano all'estero, sono sempre online, sono più informati e liberi, le loro relazioni esistono al di fuori del contesto familiare». I rapporti tra i sessi cambiano come cambia la relazione con l'autorità: le rivoluzioni di una generazione di individualisti non hanno infatti avuto un leader.

Ora, la liberazione sessuale controllata dagli islamisti con la sharia si trova davanti regimi cosiddetti

laici. In Egitto, però, il generale Abdelfattah Al Sisi è sostenuto anche da cristiani e salafiti. «Non è una questione di religione - spiega Roy - ma di generazione: i genitori sono tornati al potere». E addio liberazione.

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