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Ricompare Zawahiri: colpiremo ancora in America

Ricompare Zawahiri: colpiremo ancora in America

Non si sa dove si trovi dall'ottobre del 2001, quando gli Usa lanciarono un'operazione militare contro l'Afghanistan, in seguito agli attentati alle Torri Gemelle, l'11 settembre. Per molti, Ayman Zawahiri, leader di Al Qaida e successore di Osama bin Laden, si nasconderebbe nelle impervie zone tribali del Pakistan ed è da lì che, con audio e video messaggi registrati, arriverebbe con cadenza regolare la sua voce. E ha parlato anche quest'anno, mentre l'America ricordava i morti degli attentati di New York. Nei 72 minuti registrati e messi online giovedì su un sito jihadista, Zawahiri, il medico egiziano diventato uno degli uomini più ricercati al mondo, minaccia ancora l'America. Incita i suoi sostenitori a colpire gli Stati Uniti in casa e di farlo anche «su piccola scala, qua e là». Basterebbero azioni ridotte, spiega, per scatenare il panico e «danneggiare l'economia»: «Dobbiamo dissanguare economicamente l'America provocandola in modo che continui a spendere massicciamente sulla sicurezza. Il punto debole dell'America è l'economia». Questi «attacchi sparsi», raccomanda l'emiro di Al Qaida ai suoi, potrebbero essere organizzati e portati a termine da «un unico fratello o da un piccolo gruppo di fratelli», «lupi solitari», li chiama.
E nelle sue indicazioni di battaglia contro l'America, fa un esempio: l'attentato alla maratona di Boston quando ad aprile due giovani fratelli ceceni, con pentole a pressione imbottite di esplosivo e chiodi, preparate a casa, hanno ucciso tre persone, causato oltre duecento feriti e scatenato il panico non soltanto a Boston ma nell'intera America.
L'enfasi sulla necessità di agire con azioni «su piccola scala», ha scritto il sito della Bbc, potrebbe essere letta come un segnale di indebolimento delle ambizioni del gruppo terroristico, l'indizio dell'incapacità della leadership di organizzare operazioni strutturate, nonostante l'ormai nota abitudine di Zawahiri d'iniziare i suoi messaggi ricordando come il ritiro americano da Irak e Afghanistan sia la prova di una vittoria del suo movimento e di una «disfatta americana». A rafforzare questa analisi, c'è anche l'incitamento di Zawahiri non soltanto alla lotta armata ma al boicottaggio economico. «Ogni dollaro speso in beni acquistati dall'America e dai suoi alleati ammonta a un proiettile o una granata che uccide un musulmano in Palestina o Afghanistan».
L'emiro è tornato anche a parlare degli eventi legati alle rivolte arabe del 2011. In Siria, i ribelli islamisti non devono scendere a compromessi con l'opposizione laica, ha detto il numero uno di Al Qaida che ha criticato anche gli islamisti moderati al potere in Tunisia per i loro rapporti con l'America. Il medico e mente del jihad globale ha parlato anche dell'Egitto, sua patria. Dietro al «colpo di Stato» - ha spiegato - ci sarebbero gli Stati Uniti. Non c'è però sostegno per il deposto raìs Mohammed Morsi, leader di quei Fratelli musulmani in cui Zawahiri si è formato. L'ex presidente, infatti, è un nemico per gli estremisti di Al Qaida, secondo i quali non avrebbe governato in maniera abbastanza islamica.

Dopo un primo periodo nella Fratellanza egiziana, Zawahiri passò in gioventù alla militanza nel più radicale Jihad islamico, per poi incontrare a metà degli anni Ottanta in Arabia Saudita Bin Laden, che seguirà come suo medico personale, assistente, numero due e infine successore.

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