Mondo

Russia e Cina mettono il veto: no a sanzioni contro la Siria

Proseguono le violenze in Siria. Esplosioni nella capitale. Intanto al Consiglio di sicurezza dell'Onu Russia e Cina bloccano, per la terza volta, le sanzioni contro il regime. E gli Usa dicono no al prolungamento della missione di Kofi Annan

Russia e Cina mettono il veto: no a sanzioni contro la Siria

Ancora una volta Russia e Cina hanno posto il veto, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, salvando Bashar al-Assad: niente rinnovo della missione degli osservatori Onu in Siria e niente nuove sanzioni contro il regime di Damasco (sanzioni previste nel caso in cui non venissero ritirate le armi pesanti dalle città). È la terza volta in nove mesi che i due paesi "tagliano le unghie" alla comunità internazionale. La risoluzione di oggi al Palazzo di vetro ha ottenuto 11 voti a favore, Russia e Cina contro e due astensioni. La situazione, in Siria, resta molto difficile all’indomani dell’attentato che ha decapitato il vertice della sicurezza interna. Intanto la Casa Bianca fa sapere di non appoggiare un’estensione della missione Onu in Siria: "La missione non può continuare".
La violenza, che ormai va avanti da quasi 17 mesi, ha causato finora "due milioni di rifugiati interni, 20 mila vittime, 70 mila feriti, 170 mila arrestati e 70 mila persone scomparse". A indicare questo bilancio inquietante è il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, al termine di un incontro alla Farnesina con il presidente del Consiglio nazionale siriano (Cns), Abdulbaset Sieda.

Le reazioni internazionali

"Questo veto è ancora più deplorevole dei primi due", ha chiosato l’ambasciatrice americana Susan Rice, ribadendo che la risoluzione avrebbe dato il necessario sostegno al lavoro dell’inviato speciale Annan e a un piano di transizione. "È una vergogna che ciò non possa succedere", ha detto ancora la delegata Usa, sottolineando che oggi l’organo Onu ha perso un’altra opportunità di lavorare insieme. "È un altro giorno buio. Quante altre persone devono morire prima che Russia e Cina smettano di proteggere Assad?".
"La grande preoccupazione - commenta il ministro Giulio Terzi - è che quello che è avvenuto al Consiglio di sicurezza crei nel regime la sensazione di avere una protezione efficace da parte di alcuni membri permanenti» e che ritenga di avere «le
mani ancora più libere per perpetrare violenze ancora più spaventose". Molto dura la reazione della Francia: "Questo veto non ci fermerà", ha detto l’ambasciatore francese, Gerard Araud. Parla di "veto indifendibile" il ministro degli esteri britannico William Hague.
In Siria "la gente sta morendo e Mosca e Pechino continuano a esitare. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle: "Chiedo con forza a Russia e Cina di fare giustizia alle loro responsabilità politiche e umane, di assumersi la responsabilità nei confronti del popolo della Siria e di contribuire alla stabilità dell'intera regione".
L’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba per la crisi siriana, Kofi Annan, è "deluso" per il veto opposto da Russia e Cina alla risoluzione presentata dagli occidentali al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Annan è "deluso dal fatto che in questa fase critica il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non sia unito e non abbia compiuto le azioni forti e concertate che agli aveva richiesto e che sperava» di ottenere, ha precisato il portavoce Ahmad Fawzi.

Giallo su Assad

È fuggito a Latakia. No, è ancora a Damasco. E' giallo su Assad. Che fine ha fatto dopo l'attentato di mercoledì? Il regime smentisce ogni indiscrezione sulla possibile fuga e ribadisce che il presidente è a Damasco. Nelle ultime ore è anche circolata la voce che Asma, la moglie di Assad (con passaporto britannico), abbia trovato riparo in Russia; secondo il quotidiano al Quds al-Araby, mercoledì un aereo presidenziale è partito da Damasco diretto verso una destinazione sconosciuta. Mosca però nega qualsiasi ruolo e soprattutto smentisce di voler prendere in carico il presidente siriano, nel caso questi decidesse di lasciare la Siria.
Intanto Damasco si continua a combattere: in mattinata sono state sentite esplosioni vicino alla sede del Consiglio dei Ministri. La tv di Stato siriana ha avvertito la cittadinanza che a Damasco potrebbero aggirarsi uomini armati, con indosso finte uniformi militari, pronti ad attaccare la popolazione. L’opposizione da parte sua accusa le forze di sicurezza di aver usato l’artiglieria pesante per attaccare aree ribelli come Tadamon e Midan e così messo in fuga gli abitanti.

Il presidente di nuovo in tv

Il presidente è apparso sulla tv di Stato per la prima volta dall’attacco di Damasco. L’emittente ha trasmesso le immagini del giuramento del nuovo ministro della Difesa, Fahad Jassem al-Freej.

Freej, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, è stato nominato ieri dopo l’uccisione del suo predecessore Dawood Rajha nell’attacco al palazzo della sicurezza di Damasco.

Commenti