Tanti talenti in un solo piccolo uomo

Ehud Barak non è né un politico né un militare, benché sia stato persino primo ministro e capo di stato maggiore. Ehud Barak è la storia intera d'Israele, l'utopia del lavoro di giorno e lo studio la notte, del pacifismo convinto insieme all'Uzi sempre pronto. Ne è l'incarnazione ambiziosa, geniale, laboriosa, altezzosa, ragazzo figlio di madre polacca, Esther che venne dalla Polonia nel '36 insieme a mio padre Aron nello stesso gruppo socialista, attraversando l'Europa ormai in fiamme per costruire la terra libera e socialista degli ebrei. Ehud Barak, col suo viso tondo, i lineamenti piccoli che gli consentirono nel '73 di vestirsi da donna per far parte di un'unità che avrebbe dovuto uccidere in Libano Yasser Arafat, cosa non è? È un umanista con tre lauree, un pianista provetto, un collettivista del kibbutz Mishmar Asharon, con le sue povere casette e la sala da pranzo collettiva dove l'ho incontrato più volte, un milionario che nel paio di anni che ha lavorato in privato è riuscito in consulenze prestigiose e internazionali ad aprire nuove strade, un pacifista che fece ad Arafat a Camp David offerte che Rabin non avrebbe mai fatto, compresa metà di Gerusalemme, un guerriero pluridecorato senza paura, che ha partecipato a tutte le spedizioni più impossibili della storia d'Israele, compresa Entebbe.

Dice tutto la foto del '72 quando comandante della Sayeret Mathal sta per saltare, con Bibi Netanyahu ragazzo ai suoi ordini, dall'ala dell'aereo della Sabena sequestrato nel corpo a corpo che salvò gli ostaggi. È un grande, sarà che mi piace tanto perché quando mi vede da lontano mi grida ridendo «Nirenstein!» solo perché somiglio a mio padre. FNir

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