Ma voi comprereste un'auto usata da questi uomini?

Uno slogan talmente riuscito da resistere all'usura del tempo come una Cadillac Eldorado: «Comprereste un'auto usata da quest'uomo?» si chiedevano bastardi dentro i manifesti elettorali democratici anni Sessanta, sul faccione mefistofelico di Nixon, come dire: da questo non mi fiderei mai a prendere una macchina, figurati a mettergli in mano i destini del mondo. Funzionò. Kennedy diventò il presidente dei presidenti, ma visto come ci riuscì, con il voto dei morti, forse non era il caso di comprare qualcosa nemmeno da lui. All'asta andò invece la Lincoln sulla quale fu ucciso, prezzo un milione di dollari non negoziabili. Acquirenti nessuno. In compenso il taxi sul quale fuggì Lee Harvey Oswald dopo avergli sparato è stato battuto per 35.750 dollari. La macchine vanno a gusti.
Anche i viventi però in questi anni hanno preso l'abitudine di dar via la macchina usata, meglio se quella di quand'erano poveri ma belli, prezzi molto al di sopra del valore di mercato solo perchè l'hanno guidata loro. La Golf della Merkel, la Peugeot di Ahmadinejad, la Chrysler di Obama. Rottamati di successo che piacciono per quel che sono. Gibollati come la Nissan di Breznev, a prova di bomba come la Zil di Gorbaciov, con una pulsantiera con rimando a tre spie, come la jeep della regina Elisabetta, per dare ordine all'autista: vai, rallenta, fermati. Manco fosse l'Aston Martin di James Bond e Sua Maestà che si butta giù col paracadute.
I motori sono una fede universale, un culto di massa. Se Papa Montini regalò una spettacolare Lincoln a Maria Teresa di Calcutta, chissà cosa pensava se ne facesse, lei la mise all'asta a sua volta per comprare latte e farina per i poveri.

La vecchia Golf di Benedetto XVI invece se l'è portata a casa il proprietario di un casinò on line per 189mila euro. Nessuno in compenso ha voluto la Papa mobile con vetri antiproiettile e piattaforma rialzata di Giovanni Paolo II. Facile da parcheggiare ma priva di antifurto. Peccato non approfittarne.

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