È stato grazie a un professore genovese se, dopo 70 anni, gli italiani deportati da Stalin in Uzbekistan hanno «incontrato» di nuovo l'Italia. Si è svolto il 30 settembre scorso a Tashkent, capitale della Repubblica dell'Uzbekistan, il contatto tanto agognato con il Paese dorigine, da parte degli italiani di Crimea deportati in Asia per ordine del dittatore sovietico. Protagonisti dell'evento sono stati i fratelli Ivan, Pavel, Elena e Irina Nenno di Tashkent, in rappresentanza degli italiani di Uzbekistan, che hanno incontrato il nostro ambasciatore Giovanni Ricciulli e l'avvocato Vittorio Giorgi, esperto di problemi di storia dell'emigrazione e di cooperazione con l'Uzbekistan. I fratelli Nenno vantano antichi legami con l'Italia: tutto parte dalla metà dellOttocento, quando circa 2mila italiani originari di Puglia, Liguria e Campania si trasferirono nell'allora Russia zarista per lavorare le terre particolarmente fertili vicino la città portuale di Kerch, in Crimea. Nel 1942, in piena Seconda guerra mondiale, tutti gli italiani residenti a Kerch (uomini, donne, bambini) vennero deportati in Kazakistan, per ordine di Stalin, con l'accusa di far parte di un popolo traditore. Due terzi di loro morirono nel tragitto effettuato in carri piombati, per fame e malattie, oppure nei luoghi di destinazione per il freddo e i maltrattamenti. Finita la guerra, dopo la denuncia dei crimini staliniani ad opera di Kruscev, la maggior parte dei sopravvissuti ritornò in Crimea, dove però ogni loro bene era stato confiscato (e mai più venne restituito). Alcuni restarono in Kazakistan, altri invece si spostarono in Russia e in Uzbekistan. E proprio a queste vicende storiche si ricollegano i fratelli Nenno, nati alla fine degli anni 40 in Kazakistan, dove i loro genitori erano stati deportati, e poi trasferitisi in Uzbekistan. Animato da finalità umane e culturali, l'incontro di Amicizia si è svolto a Tashkent nella residenza privata dell'Ambasciatore Ricciulli, sensibile e disponibile, che ha dato il benvenuto ufficiale ai partecipanti. Nel corso dell'incontro è arrivato, via telefono, dall'Italia il caloroso saluto del professor Giulio Vignoli dell'Università di Genova, fra laltro autore del libro «L'olocausto sconosciuto.
Lo sterminio degli Italiani di Crimea» e promotore dell'incontro, che anche a nome di Giulia Giacchetti Boico (coautrice del libro e presidente di Cerkio, l'associazione degli Italiani di Crimea) ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile lo straordinario evento. Al termine, i fratelli Nenno hanno espresso il desiderio degli italiani di Uzbekistan di visitare la terra dei loro antenati e imparare la lingua italiana, per mantenere saldo il legame con la Patria dei loro padri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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