Esulta per il gol negli ultimi minuti della partita sporgendosi dalla ringhiera e cade nel vuoto. Ora è ricoverato in ospedale «in condizioni critiche ma non disperate» il tifoso di 36 anni che ieri pomeriggio, precipitato dal secondo anello di San Siro. Finendo contro un altro spettatore, anche lui ricoverato, anche se il suo quadro clinico desta minori preoccupazioni. È il terzo incidente del genere negli ultimi anni allo stadio: sempre ragazzi e giovani uomini, sempre per una drammatica incoscienza. Nei due casi precedenti i casi le vittime se la sono cavata e, con ogni probabilità, pure in questo caso, il dramma dovrebbe solo essere stato sfiorato.
Sono le 16.45 circa, mancano cinque minuti alla fine di Inter Fiorentina e la gara non si sblocca nonostante i continui attacchi dei nerazzurri. Anzi, l’occasione più ghiotta è capitata al centravanti viola Alberto Gilardino che qualche minuto prima, saltati due difensori, a tu per tu con il portiere colpisce un palo a portiere battuto. Pochi minuti dopo, all’85° per la precisione, l’attaccante interista Diego Milito entra in area, salta il terzino e viene abbattuto con un fallo netto. L’arbitro fischia il rigore e lo stesso giocatore realizza. Lo stadio esplode e diventa una bolgia. La curva nerazzurra si sblocca e inizia a urlare di gioia. Sul terzo anello Massimiliano O., 36 anni di Vermezzo, interista del gruppo «Banda Bagaj» nell’entusiamo si mette a cavalcioni sulla ringhiera.
«Ci siamo tutti lanciati verso la balaustra per esultare e ho visto Massimiliano salire sulla ringhiera, aveva un oggetto in mano - racconterà poi un altro tifoso - non ho ben capito cosa fosse ma sicuramente gli è sfuggito e nel tentativo di riprenderlo ha perso l’equilibrio. Ha fatto una capriola ed è finito di sotto a testa in giù». L’uomo precipita per una decina di metri e finisce addosso a Riccardo A., 46 anni, di Milano. I due vengono raccolti dal 118 e portati al posto medico di San Siro. Sono un po’ confusi ma non perdono conoscenza. I medici iniziano a curarli ma nel giro di qualche minuto si rendono conto che la situazione e invece ben più seria e decidono per il ricovero.
Un’ambulanza porta Massimiliano, all’Humanitas di Rozzano dove viene sedato e spedito in terapia intensiva per tutti i controlli del caso. Le sue condizioni vengono definite «critiche ma non disperate» anche se la prognosi rimane riservata. Insomma è grave ma il quadro clinico generale dice che ce la può fare. Riccardo invece va al San Carlo. È il meno grave dei due. I medici decidono subito di sottoporlo a una tac per verificare le lesioni riportate: a brevissimo scioglieranno la prognosi. Ma con traumi del genere c’è solo da aspettare l’evolversi della situazione per meglio valutare i danni riportati dai due.
Il pensiero corre al 7 aprile del 2005 quando il tifoso rossonero Moreno Guidi, allora ventenne, era arrivato da Castel d’Aiano in provincia di Bologna per seguire il derby di Champions Milan-Inter. Si piazzò con gli amici sul terzo anello ma poco prima del fischio d’inizio si accorse che di sotto c’erano altri conoscenti e tutti insieme decisero di raggiungerli: dopo tutto era solo un salto di tre metri. Ce l’hanno fatta tutti, lui invece cadde in maniera scomposta sui gradoni riportando la frattura femore, tibia e perone della gamba sinistra. Se la caverà, ma passerà diversi mesi in terapia.
Come se l’è poi cavata anche Luca Volpini che il 21 febbraio del 2002, quando aveva 22 anni, fece la stessa bravata di esultare dopo una rete segnata dall’Inter in bilico sulla balaustra della curva Nord. I nerazzuri stavano giocando con l’Aek di Atene la partita di andata degli ottavi di finale di coppa Uefa. Sul 2 a 1 per l’Inter all’undicesimo del secondo tempo Nicola Vendola segnò la terza rete. E Volpini per esultare balzò a cavalcioni della ringhiera.
E anche questa volta scivolò e rimase privo di conoscenza dopo una caduta di oltre 20 metri. L’impatto provocò la frattura del cranio e di una vertebra, il ragazzo subì anche l’asportazione della milza e per tutta la vita porterà le conseguenze di quella terribile caduta.
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