Torino - Disastro doloso e omissione volontaria di cautele per la morte da amianto di 2mila persone. Con queste accuse la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio dei vertici della multinazionale svizzera Eternit. Gli indagati sono Ernest Schmidheiny, 61 anni, miliardario svizzero, e Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 87 anni, nobile belga. L’indagine si è concentrata sugli stabilimenti italiani di Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Dopo avere esaminato oltre 200mila pagine di documenti (verbali di interrogatorio, lettere fra i dirigenti della multinazionale) il pm Raffaele Guariniello si è convinto che alla Eternit fossero a conoscenza dei pericoli connessi alla lavorazione dell'amianto, ma che non abbiano preso provvedimenti adeguati.
Pericolo La contestazione non si riferisce solo all’insufficienza delle misure all’interno dei quattro stabilimenti (impianti di aspirazione e ventilazione, strumenti di protezione personale come le mascherine, sistemi di lavorazione a ciclo chiuso per evitare la manipolazione manuale delle fibre del minerale, lavaggio delle tute da lavoro all’interno della sede), ma anche a cosa è accaduto all’esterno, nei centri abitati, dove sono stati registrati numerosi casi di malattie di residenti, perché la Eternit, spesso, forniva manufatti in
amianto per pavimentare strade e cortili, o per coibentare i tetti delle case, generando così una "esposizione incontrollata, continuativa e a tutt’oggi perdurante, senza avvertire della pericolosità dei materiali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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