da Milano
Da una parte cè lAmerica, ormai calata nella parte dellErcolino Sempreinpiedi: nonostante i cazzotti presi, non cade mai. Dallaltra cè Eurolandia, che si scopre giorno dopo giorno più fragile, attratta dalla calamita della recessione e incapace di difendersi dallinflazione. I mercati se ne sono accorti da qualche tempo, e questo cambio di prospettiva è ben visibile sia nella risalita del dollaro, con leuro ricacciato ieri sotto quota 1,45, sia nella caduta delle quotazioni del petrolio, scese sempre ieri fino a un minimo di 105,46 dollari, il punto più basso dallinizio dellanno e lontano oltre 40 dollari dal record della metà di luglio.
Ora, però, anche lOcse ha deciso di ribaltare le proprie previsioni, assegnando al Vecchio continente il ruolo di cenerentola economica dopo la «brutta sorpresa» - così viene definita dal condirettore del dipartimento economico, Jean-Luc Schneider - del secondo trimestre, periodo in cui il Pil si è contratto dello 0,2%. Lorganizzazione parigina ha così limato di quattro decimi di punto la stima sulla crescita 2008 dello scorso giugno, ridotta all1,3%, mettendo in particolare nero su bianco la decelerazione subita dalle principali aree della zona. LItalia è sostanzialmente in stallo (più 0,1% contro lo 0,5% previsto in precedenza), ma evidenti sono anche le revisioni al ribasso che hanno colpito la Germania (da più 1,9% a più 1,5%) e la Francia (da più 1,8% a più 1%). Al di fuori di Eurolandia, soffre la Gran Bretagna, dove il Pil 2008 crescerà dell1,2% (contro il più 1,8% ipotizzato a giugno).
Colpita negativamente dalla mediocre performance di Eurolandia, lOcse è stata invece sorpresa in modo positivo dal colpo di reni degli Usa tra aprile e giugno: la crescita del 3,3%, favorita dal boom dellexport causa debolezza del dollaro, e dal piano di incentivi da 150 miliardi di dollari varato dallamministrazione Bush, dovrebbe permettere unespansione questanno pari all1,8% contro l1,2% previsto in giugno. Resta tuttavia da verificare quale sarà la tenuta della locomotiva Usa nel secondo semestre dellanno: il rafforzamento del dollaro avrà ricadute sul livello delle esportazioni del made in Usa, mentre ancora irrisolte appaiono le crisi del mercato immobiliare e del settore creditizio, dove le perdite e le svalutazioni hanno scandito anche le relazioni del terzo trimestre.
LOcse si mostra infatti prudente sullevoluzione della congiuntura nella parte finale dellanno («la profondità e lampiezza della crisi finanziaria sono ancora incerte»), e anche nel valutare i recenti cali dei prezzi del greggio, considerato che «sul fronte dellofferta la situazione rimane tesa e questo contribuisce allinstabilità dei prezzi». Il rapido ripiegare delle quotazioni del greggio, favorito ancora dai minori timori legati alluragano Gustav e al venir meno della possibilità di un utilizzo delle riserve strategiche, potrebbe tuttavia avere un impatto benefico sulla crescita economica e sullinflazione. Con ricadute anche sulla politica monetaria. Domani la Bce lascerà i tassi invariati, ma i mercati cominciano ad accarezzare lipotesi di un taglio entro fine anno, mentre la prossima mossa della Fed sarà al rialzo; ciò spiega, in parte, il rafforzamento del dollaro sulleuro.
Sui prezzi dei carburanti è intanto polemica. Le associazioni dei consumatori accusano i petroliferi di non aver assecondato il calo delle quotazioni del greggio; sulla benzina, sostengono, esisterebbe oggi un sovrapprezzo di 7-8 centesimi di euro al litro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.