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L'Europa sta col governo: "No a genitori omosessuali"

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto il ricorso per il riconoscimento di due madri. Ammessa la necessità di legittimare il rapporto tra il minore e il "genitore d'intenzione", ma la scelta del modo è a discrezione degli Stati

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La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto i ricorsi presentati da alcune coppie gay per il riconoscimento dei figli contro l'Italia relativi al rifiuto di trascrizione di atti di nascita formati all'estero con il ricorso della pratica della gestazione per altri, sia al rifiuto di una seconda madre nel caso di bambini nati in Italia con la tecnica della procreazione medicalmente assistita. Questo il contenuto della circolare del dipartimento per gli affari interni del Viminale diramata ai prefetti. Pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il "genitore d'intenzione", i giudici hanno evidenziato che rientra nel'ambito della discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato.

La circolare del ministero dell'Interno ha inoltre rimarcato che la CEDU ha rilevato che, con riferimento alla volontà di vedere riconosciuto un legame tra il bambino e il genitore d'intenzione, l'Italia non viola gli obblighi discendenti dalla Convenzione dei diritti dell'uomo. Entrando nel dettaglio, l'ordinamento nostrano riconosce l'ipotesi di fare ricorso all'adozione in casi particolari.

Ma difficilmente la bocciatura dei ricorsi firmata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo placherà il dibattito sulle coppie gay. Il braccio di ferro si è consumato anche in commissione Giustizia alla Camera dove statati presentati 20 emendamenti alla proposta di legge sulla maternità surrogata dell'esponente di Fdi Carolina Varchi. Partito Democratico sugli scudi con due proposte di modifica: una per l'abrogazione della norma che prevede l'istituzione del reato universale, l'altra per permettere ai sindaci la trascrizione dell'atto. La maggioranza ha però bocciato gli emendamenti dem e di +Europa mirati a introdurre nell'ordinamento la trascrizione degli atti di nascita dei figli delle coppie gay concepiti all'estero.

E i sindaci di sinistra non sembrano intenzionati a mollare la presa. Lo scorso 9 giugno, a Roma, il primo cittadino Roberto Gualtieri aveva trascritto i primi due atti di nascita esteri dei figli di due mamme. Questa mattina, invece, il sindaco di Firenze Dario Nardella ha firmato a Palazzo Vecchio il riconoscimento di Dario, un bambino di tre mesi, figlio di Alessia e Carolina, due donne fiorentine. “Credo che il Parlamento sia colpevole di una indifferenza verso tantissimi casi di bambini che nascono nelle nostre città, figli di coppie che si sono unite secondo la legge come unioni civili e che non hanno alcun tipo di diritto parificato a tanti altri bambini”, il suo affondo.

Altra benzina sul fuoco, dunque, che certifica la disobbedienza degli amministratori rossi.

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