Europa

Meloni diventa "La Duce": è bufera sulla classifica di Politico

Giorgia Meloni è "La Duce" nella classifica di Politico, prima dei "cattivi" d'Europa, scavalcando persino il premier magiaro Viktor Orban. il politico dell'anno è - senza troppe sorprese - il presidente ucraino Zelensky

Meloni diventa "La Duce": è bufera sulla classifica di Politico

Diciamo che la classifica di Politico sui politici più influenti d'Europa appena diffusa non sarà certo ricordata per l'originalità. Il politico più influente, manco a dirlo, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre al primo posto della classifica dei "buoni" c'è il vice-cancelliere tedesco, Robert Habeck che nessuno, al di fuori della Germania, ha probabilmente mai sentito nominare.

Al secondo posto anche la disastrosa presidente della Banca central europea, Christine Lagarde, che più di una volta ha fatto rimpiangere Mario Draghi con le sue gaffe. Nella lista dei "cattivoni" ("The Disrupters", "i Disgregatori") emerge immancabilmente il nome del Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che viene etichettata dalla testata come "La Duce". Una classifica che sembra essere stata redatta dall'ufficio stampa del Partito democratico da tanto è faziosa e di parte.

Politico definisce Giorgia Meloni "La Duce"

La tesi di Politico è che Meloni abbia fatto tutta una serie di cose per accreditarsi all'establishment che tanto piace alla testata di proprietà del gruppo tedesco Axel Springer SE - lo stesso di Bild, Die Welt - ma che, in fondo in fondo, rimanga pericolosa per la tenuta dell'Unione europea e il suo futuro. Più del nemico numero uno di Bruxelles, il premier magiaro Viktor Orban. Il nuovo primo ministro italiano, Giorgia Meloni, si legge, "sta compiendo ogni sforzo per presentarsi come non minacciosa".

Certo, la leader di estrema destra una volta "ha sostenuto l'uscita dell'Italia dalla zona Euro e si è opposta alle sanzioni contro Mosca dopo che la Russia ha invaso la Crimea nel 2014. Ma in questi giorni si sta impegnando a far sapere ai suoi interlocutori in Europa e in Occidente che è una grande fan della Nato, sostiene la linea dura contro il Cremlino e non vuole in alcun modo lasciare l'Unione Europea", anche se non le dispiacerebbe "la possibilità di apportare qualche modifica". Tutto questo basta perché il problema, evidentemente, è la provenienza politica di Meloni.

Perché il premier italiano è diverso dagli altri

Il problema per la testata americana di proprietà tedesca, indatti, è che non basta la buona volontà. Perché Meloni inveisce contro l'immigrazione, la "propaganda di genere" e la correttezza politica. "Ha paragonato il facile accesso all'aborto alla cultura della morte, si è scagliata contro l'islamizzazione dell'Europa e ha definito barbari i sostenitori di Black Lives Matter" accusa la testata. Ciò che rende Meloni, 45 anni, diversa dagli altri euroscettici, prosegue Politico, "è il chiaro percorso che ha solcato verso la rispettabilità del mainstream, specialmente a Bruxelles". Dal 2020, infatti, Meloni è presidente degli European Conservatives and Reformists (ECR), un partito ombrello paneuropeo "fondato dall'allora primo ministro del Partito conservatore britannico, David Cameron. Ciò la rende alleata naturale con i governi di Polonia e Repubblica Ceca, entrambi membri del gruppo. È stata anche storicamente vicina all'ungherese Viktor Orbán, il cui partito Fidesz ha bisogno di alleati".

Secondo la testata, Meloni e i suoi alleati sposano una visione dell'Ue che è in opposizione a quella maggiormente in voga a Bruxelles: istituzioni centrali più deboli e governi nazionali più forti. "Hanno già il potenziale per influenzare la politica europea", se non altro per "bloccare i tentativi di sanzionare la Polonia e l'Ungheria e i loro propositi di minare i media, la magistratura e la democrazia". Una simile alleanza, conclude la testata, a livello europeo "potrebbe ridisegnare il panorama politico del blocco".

Dispiace ricordare a Politico che il programma elettorale di Giorgia Meloni e del centro-destra è stato ampiamente sostenuto dagli italiani alle ultime elezioni politiche e che l'etichetta "La Duce" rappresenta un'uscita quantomeno infelice, un'offesa per tutti gli italiani che si sono recati alle urne e hanno democraticamente scelto i loro rappresentanti, evocando un passato che nulla ha a che fare con il presente.

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