I 5 errori clamorosi di Ilaria Salis su NATO, difesa e Costituzione

L’europarlamentare AVS attacca la spesa militare e propone un’Italia disarmata. Dice no alla Nato, accusa Meloni e reinventa persino il motto romano. Ma la realtà smentisce le sue utopie

I 5 errori clamorosi di Ilaria Salis su NATO, difesa e Costituzione

Ilaria Salis antimilitarista scende in campo, ancora, contro la Nato e se la prende pure con l'Impero Romano. Non stupisce la posizione assunta dall'europarlamentare eletta grazie a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che d'altronde propagandano la stessa identica idea, che forse potrebbe essere valida in un mondo utopico in cui tutti si vogliono bene e non esistono guerre. Ma nella realtà, dove il conflitto da tre anni si svolge nel cuore dell'Europa e dove la minaccia arriva anche da sud-est, l'idea di un'Italia, e un'Europa, disarmata è pura ideologia utile solo alla propaganda.

E quindi ecco che Salis va sui social e dice no al "diktat Nato del 5% del Pil in spese militari". Ci sarebbe in primis da discutere sul termine "diktat" utilizzato dall'europarlamentare per dare un po' di colore alla sua esternazione, visto che la Nato non può imporre alcun diktat essendo un'organizzazione intergovernativa che opera su base di consenso e consultazione condivisa. È stato trovato un accordo che, per altro, è stato possibile dopo il superamento del veto imposto dalla Spagna per il raggiungimento del 5% del Pil per le spese militari entro il 2035, in aumento rispetto al 2% che finora era stato stabilito. Disegnare la Nato come il tiranno che bacchetta i suoi Stati membri è una forzatura utile solo al consenso personale dell'eurodeputato, che non trova riscontro nella vita reale.

Ma Salis continua e se la prende pure con Giorgia Meloni, accusandola di "scimmiottare a parole l’antica Roma per darsi un tono e mascherare la propria debolezza politica". L'accusa al premier è di aver citato la locuzione: "Si vis pacem, para bellum". Ma questo concetto è alla base della realpolitik da secoli, non l'ha inventato Meloni, e significa che la pace non è semplicemente l'assenza di conflitto, ma uno stato che, in un mondo in cui esistono minacce e aggressori, può essere mantenuto solo attraverso una credibile capacità di deterrenza e difesa. E ciò che fa la Svizzera, Paese neutrale per definizione, che non ha interpretato questo concetto come disarmo o debolezza militare. Al contrario, la Svizzera ha costruito e mantiene una potente e ben addestrata forza armata, basata su un sistema di milizia che coinvolge gran parte della popolazione maschile adulta. Ma Salis ha coniato un personalissimo: "Si vis pacem para pacem". Totalmente inapplicabile e inutile. Avere un'Europa, e un'Italia, disarmata è quanto di più pericoloso possa esserci nell'ottica di mantenere la pace, perché esporrebbe il blocco a qualunque tipo di attacco che, nel mondo reale e non in quello del "Fantabosco" in cui pensa di vivere chi chiede il disarmo, purtroppo non è solo possibile ma è anche probabile.

L'europarlamentare di Avs, poi, si propone pure come copywriter per Meloni, la quale nella sua idea dovrebbe schierarsi sulle posizioni che vengono portate avanti dalla sinistra di opposizione in Europa e in Italia. Ma se gli italiani avessero voluto un premier che professasse quella politica, lo avrebbero eletto. Invece hanno scelto Giorgia Meloni che è l'esatto opposto, ma questo sembra non contare nulla per Salis, che non ha probabilmente chiaro il concetto di "democrazia" e quello di "voto popolare". Quindi, nella sua idea, Meloni dovrebbe dire, testualmente: "Signor Trump, signori, noi siamo un popolo libero. Non prendiamo ordini. Non vogliamo investire nel vostro pericoloso riarmo, perché ripudiamo la guerra e scegliamo la pace".

L'intervento che, secondo Salis, Meloni dovrebbe fare continua ma in questo passaggio si evince una strumentalizzazione, purtroppo comune, della Costituzione italiana. All'articolo 11, infatti, si legge: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Purtroppo, Salis come tanti altri si fermano alle prime tre parole, "l'Italia ripudia la guerra", ma non si rendono conto che lo fa solo come "strumento di offesa". Il che significa che il diritto della difesa del Paese è costituzionalmente riconosciuto. Ma non solo, perché in quello stesso articolo l'Italia accetta di essere parte di un sistema più ampio che possa assicurare la pace e in questo contesto acconsente anche alle limitazioni di sovranità: descrive esattamente ciò che sono la Nato e l'Unione europea. Eppure, da quelle parti, si dicono difensori della Costituzione.

Poi, quello che nella fantasia di Salis dovrebbe essere ciò che Meloni dovrebbe dire, andando contro la Costituzione, prosegue con un passaggio populista in purezza: "Preferiamo usare le nostre risorse per il welfare, la formazione, la sanità, la conversione ecologica, i servizi: per migliorare la qualità della vita nel nostro Paese". Ma Salis dovrebbe dire in che modo la qualità della vita in un Paese che potrebbe essere invaso, attaccato e coinvolto in una guerra, se non ha difese, potrebbe essere migliore rispetto a un Paese che vive in sicurezza, sapendo di avere le risorse per la propria difesa.

Fino a oggi sono stati gli Stati Uniti a garantire la difesa europea, ma l'Ue è concorde nel dire che serve un'indipendenza anche in questo senso, soprattutto perché gli Usa in futuro non potranno più spendere proprie risorse per proteggere l'Europa. E se l'Europa vuole continuare prosperare, deve garantirsi una propria sicurezza.

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